Sla e cellule staminali, un’accoppiata che potrebbe risultare vincente e che potrebbe finalmente portare a una cura per questa malattia rara. Sla è una sigla, sono solo tre lettere dietro cui si nasconde una verità terribile, quella della sclerosi laterale amiotrofica, una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso, che colpisce selettivamente i cosiddetti neuroni di moto e che conduce alla paralisi totale. In Italia si stimano almeno 3.500 malati e 1.000 nuovi casi all’anno per cui, attualmente, non esiste una via d’uscita efficace alla malattia. Per ora. Perché le belle notizie potrebbero arrivare in un futuro ormai non più così lontano. Angelo Vescovi, direttore dell’Associazione Neurothon Onlus, ha annunciato ieri che si sono conclusi con esito positivo i trial clinici di fase 1 relativi al trapianto di cellule staminali cerebrali umane per la cura della Sla. «La prima parte della sperimentazione incorso sulla Sla, iniziata il 25 giugno 2012 con il primo trapianto almondo dicellule staminali cerebrali umane scevre da qualsiasi problematica etica e morale», spiegano i medici coinvolti nel progetto, «è terminata con successo il 22 marzo 2013. Non sono stati rilevati eventi avversi importanti imputabili alla procedura chirurgica o alle cellule trapiantate, con risultati clinico- chirurgici significativamente migliori della sperimentazione parallela che si tiene in contemporanea negli Stati Uniti». Gli ottimi risultati sulla ricerca sono stati presentati ieri nel corso del convegno «Sla: obiettivo vita» presso la sede del Pontificio consiglio per la famiglia, durante il quale è stato annunciato che le cellule staminali cerebrali, espiantate dal cervello di feti morti per cause naturali, moltiplicate in laboratorio dall’equipe del professor Angelo Luigi Vescovi e trapiantate nella zona lombare della spina dorsale di sei malati di Sclerosi laterale amiotrofica non sono state rigettate dall’or – ganismo dei pazienti, permettendo così all’equipe medica di fare un ulteriore passo avanti verso la risoluzione della malattia. «Siamo soddisfatti e orgogliosi di aver mantenuto la promessa fatta ai nostri sostenitori, ai malati e alle loro famiglie di avviare una sperimentazione clinica di terapia cellulare sulla Sla», ha affermato il professor Angelo Luigi Vescovi. «Il nostro è uno studio sperimentale condotto secondo i più rigorosi criteri scientifici ed etici, per unamalattia neurologica mortale. La sperimentazione viene svolta secondo la normativa internazionale vigente, con certificazione Aifa,confermando l’Italia fra i Paesi che fanno ricerca e sperimentazione d’avan – guardia nell’ambito delle staminali ». L’equipe di ricerca, che opera nei laboratori dell’Ospedale di Terni, ha sottolineato come «obiettivo di questa prima fase era solo ed esclusivamente quello di valutare la sicurezza delle procedure di trapianto e l’inno – cuità delle cellule innestate». Nessuna valutazione, quindi, sull’efficacia del trapianto a fini terapeutici o per influenzare il decorso della malattia, per la quale, tuttavia, si nutrono ottime speranze per il futuro. La Sla, nel corso degli anni è stata anche affiancata al mondo del calcio guadagnandosi l’ap – pellativo di malattia dei calciatori. I motivi sono semplici: nonostante il morbo abbia in media un’incidenza dello 0,5-0,7% ogni 100mila persone, se però si seleziona la categoria «calciatori», i colpiti sono sei ogni 100mila persone. Molti i casi famosi: dall’ex bomber di Como, Milan e Fiorentina Stefano Borgonovo, passando per Gianluca Signorini (ex Genoa), Adriano Lombardi, ma anchela calciatrice del Real Torino, Annamaria Pipitone. Ora, grazie ai buoni risultati ottenuti con la tecnica messa a punto da Vescovi nel 1996, che prevede l’innesto delle staminali in tre o sei punti diversi a livello del midollo spinale, per un totale di 5 milioni di cellule inoculate, l’Istituto superiore e l’Aifa hanno dato il via alla seconda fase della sperimentazione. «Il passo successivo », conclude Vescovi, «sarà eseguire il trapianto in regione midollare cervicale, più complesso ma diretto a una regione del midollo più rilevante per il decorso della malattia e quindi foriero, da un punto di vista terapeutico, di risultati più promettenti ».