Obiettivo: rivendere la discarica in Romania, valore stimato oltre 100 milioni, nonostante le molte ipoteche giudiziarie poste dal Tribunale amministrato di Palermo. Ma la procura di Roma è arrivata prima disponendo il sequestro. Ieri il gip Massimo Battistini ha firmato l’ordinanza che sottrae la disponibilità dei beni alla società Ecorec. Secondo l’accusa la discarica rumena appartiene a Massimo Ciancimino. La Trattativa ricorre spesso nelle conversazioni (contenute nelle 200 pagine di ordinanza) tra lui e gli altri indagati che via, via commentano gli sviluppi dell’indagine sulla Ecorec che sembrano misteriosamente intrecciarsi al destino del testimone più importante. Gli indagati ricorrono a Skype per parlare liberamente e c’è un fitto scambio di telefonate tra l’imprenditore Romano Tronci e Santa Sidoti, i fratelli Sergio e Giuseppe Pileri titolari di una società che avrebbe dovuto sostituire nell’asset la Sirco di Gianni Lapis (per ripulire le quote provenienti dall’eredità dell’ex sindaco di Palermo – secondo l’accusa), Raffaele Valente potenziale acquirente insieme al romeno Victo r Dombrovschi . Sono imprenditori e non soltanto prestanome, preoccupati per la sorte dei loro investimenti. Tranne Ciancimino, già indagato per la stessa vicenda a Palermo, devono ora a rispondere di riciclaggio per aver “ tentato di eludere i vincoli della magistratura al fine di polverizzare il tesoro di Ciancimino”. Nei prossimi giorni saranno avviate le procedure di rogatoria per porre i sigilli alla discarica in Romania. Proprio di questo si preoccupano Tronci e Sidoti, che fanno da ponte tra Ciancimino e gli altri, gli unici che l’imputato è autorizzato a frequentare per farsi consegnare soldi per le spese correnti, avendo i conti sotto sequestro. “Loro potrebbero sequestrare per conservare le cose”, dice Tronci a Sidoti secondo cui “è quello che farà Pignatone, ora hanno la motivazione… per l’incriminazione… dicono che volevano vendere”. Tronci “Bisogna vedere cosa farà la Romania..”. “Per questo serviva il provvedimento di sequestro”. “Sì, non è tanto Pignatone, sono i Carabinieri che conducono le indagini..” Il riferimento è al colonnello Sergio Di Caprio, più volte citato da Ciancimino come Ultimo, nome assunto durante l’operazione per la cattura di Riina che gli è poi costato il processo insieme al colonnello Mori per la mancata perquisizione del covo. I due temono una vendetta, dicono anche che la procura di Palermo non è interessata alla loro sorte, a loro serve soltanto “tenersi Massimo come testimone”. Si chiede la Sidoti: “Chi è più importante la trattativa o noi?”. La risposta perentoria di Tronci è: “ Massi – mo”, Ma Ciancimino cerca di rassicurarli, non li tradirà e vanta di aver posto delle condizioni in procura: se non garantiscono la protezione promessa o lui cesserà di testimoniare sulla Trattativa. “L’ha messa giù in modo chiaro ai pm”, commenta la Sidoti