A qualcuno è scappata pure una lacrima mentre Rolando Bianchi compie il giro d’onore per ringraziare i tifosi e ricevere gli applausi, qualcuno ha sentito crescere la commozione quando abbraccia a uno a uno lo staff granata, ma non Giampiero Ventura , qualcuno ha provato nostalgia per un pezzo di Toro che se ne va via, ma con la certezza che un pezzo di cuore del bomber resterà per sempre granata. In tribuna non c’è soltanto il fratello procuratore Riccardo, ma anche mamma Annamaria Adelaide, che non riesce a trattenere il pianto, e papà Romano, con Jimmy Fontana insieme

Un addio da leone: il capitano entra e segna il 77° gol granata

ai quindicimila dell’Olimpico, per la standing ovation che sancisce il definitivo addio del bomber in scadenza di un contratto che non verrà rinnovato. Saluta alla sua maniera il bomber, segnando il gol del pareggio proprio sotto la Maratona, la sua curva che di corsa va ad abbracciare. Gioia e festeggiamenti allo stato puro, che rendono ancora più amaro l’addio. Non è in campo da titolare Rolando Bianchi, ma è il più presente nella notte dell’addio. Tutto l’Olimpico lo acclama quando lo speaker pronuncia il suo nome, applausi scroscianti si alzano dalla Maratona e, come una ola, si inseguono in ogni settore dello stadio. In bella mostra campeggiano lenzuoli e striscioni inneggianti all’attaccante: «Un capitano è per sempre, grazie Rolly», «Bianchi sempre con noi», «Sei e resti il nostro capitano», a testimonianza dell’affetto che Rolly è riuscito a conquistare in cinque anni di militanza granata. Ed è lo stesso giocatore, poco prima del fischio d’inizio dell’arbitro Peruzzo , ad alzarsi dalla panchina per salutare il suo popolo. Braccia alzate e tanta commozione perché quello tra Bianchi e il Toro è stato un grande amore e anche quando qualcosa si è rotto tra il giocatore e la dirigenza, il popolo granata si è sempre schierato al fianco del capitano. Come per tutte le storie, esiste un inizio e una fine. Certo, ci si aspettava un trattamento diverso e il capitano avrebbe meritato un sipario differente nella notte dell’addio, avrebbe dovuto essere in campo fin dal primo minuto a lottare contro il Catania. Così invece non è stato, ancora una panchina per scelta di Giampiero Ventura, che si è assunto una responsabilità impopolare: molti tifosi ieri sera si sono recati all’Olimpico soltanto per assistere alla partita

Il tecnico lo lascia all’inizio in panchina, lui risponde con orgoglio. E Ogbonna gli cede la fascia

d’addio del capitano. La gente ha Bianchi nel cuore, lo sottolinea anche Cerci : «Rolando si merita questo amore, ha dato tantissimo. Il mio futuro? Non dipende solo da me, ma io a Torino sto bene».
OVAZIONE Questioni di rispetto (mancato) e di riconoscenza (mancata) verso un giocatore carismatico che ha interpretato l’essenza del Toro negli ultimi cinque anni, calandosi nell’anima della squadra, caricandosela molte volte sulle spalle. Non si è risparmiato nel purgatorio della serie B, orgoglioso di vestire questa maglia, ha mantenuto la promessa sancita con i tifosi di riportare il Toro in serie A anche se con un ruolo da comprimario e non da protagonista come avrebbe voluto perché ormai considerato non funzionale al progetto. Ma l’Olimpico non si risparmia quando Bianchi si alza dalla panchina per il riscaldamento, a inizio ripresa: uno sguardo verso la tribuna, a salutare i genitori, per la prima volta allo stadio quest’anno. E si alza un’ovazione al minuto 51 quando il bomber entra in campo al posto di Jonathas . L’Olimpico abbraccia Rolly, ma anche in campo si assiste a un gesto d’affetto da parte dei compagni: Ogbonna corre a bordo campo per cedergli la fascia di capitano. Per regolamento non si potrebbe, ma l’arbitro chiude un occhio. E non ci può essere commiato migliore che segnare il gol del 2-2, l’ultimo sigillo che consente a Bianchi di tagliare il traguardo dei 77 gol con la maglia granata in 180 partite. Avrebbe voluto abbracciare i tifosi uno a uno, idealmente lo ha fatto. Voleva uno stadio pieno, il suo sogno è stato ascoltato, Maratona esaurita. Ora le strade di Bianchi e del Torino si divideranno, per l’attaccante è tempo di iniziare una nuova avventura, forse al Genoa, magari all’Atalanta o in qualche altra squadra, ma il quinquennio granata gli resterà inevitabilmente appiccicato addosso insieme alla ridda di ricordi ed emozioni. Il Toro, dal canto suo, dovrà trovare un erede degno del capitano: se non sarà facile sostituirlo dal lato umano, anche sul piano tecnico Urbano Cairo dovrà investire parecchio per trovare un bomber alla sua altezza.