Dura tre quarti d’ora, anzi quarantasei minuti per l’esat – tezza, la lezione di dottrina sociale della Chiesa impartita da Papa Francesco alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Stavolta è necessario l’interprete, diversamente dai colloqui con Benedetto XVI che si svolgevano in tedesco. Nessuna preferenza particolare, insomma, nonostante l’esultanza della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che sottolinea come «di solito il Vaticano non invita nessun capo di governo in prossimità delle elezioni». Convenevoli a parte, si può ridurre della metà il tempo dell’incon – tro, che una nota della Santa Sede riassume in «uno scambio di vedute sull’Europa qualecomunità di valori e sulla sua responsabilità nel mondo», che si è concluso «auspicando l’impegno di tutte le componenti civili e religiose e a favore di uno sviluppo fondato sulla dignità della persona e ispirato ai princìpi della sussidiarietà e della solidarietà». Sono numerosi e delicati i temi «di comune interesse» sul tavolo, a partire dalla «tutela dei diritti umani», per proseguire con le «persecuzioni nei confronti dei cristiani», la «libertà religiosa » e la «collaborazione internazionale per la promozione della pace», spiega la nota. Sin dai tempi del beato Giovanni Paolo II la Chiesa ha segnalato il problema di coscienza posto dal sistema tedesco dei consultori statali, risolto nel 1998 con il divieto ai volontari cattolici di produrre il certificato di richiesta di aborto. Le ingerenze delle istituzioni nella vita dei loro cittadini tuttavianonsi fermano. InGermania il monopolio pubblico dell’istruzione consente di incriminare e talvolta d’incarcerare i genitori che scelgono la «scuola domestica» per educare i figli secondo principi cristiani. Nessuna sorpresa se quella stessa cultura del rigore statalista si riflette fatalmente nei rapporti con gli altri membri dell’Unione europea. Tanto che, aveva fatto rilevare Papa Francesco il 16 maggio scorso ad alcuni ambasciatori, perfino la «solidarietà che è il tesoro dei poveri, è spesso considerata controproducente, contraria alla razionalità finanziaria ed economica ». E se da un lato è una conseguenza delle «ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria», dall’altro «l’indebitamento e il credito allontanano i Paesi dalla loro economia reale e i cittadini dal loro potere d’acquisto reale», aveva spiegato il Papa. Proseguendo sulla stessa linea, ieri il Pontefice, come ricordato successivamente dalla stessa Merkel ai giornalisti, ha evidenziato il «bisogno di un’Europa forte e giusta». Alla fine, anche la Cancelliera sembra essersi convinta che «le crisi sononate dal fatto che l’economia di mercato sociale non abbia avuto un peso, che gli Stati non abbiano stabilito delle linee guida ed è proprio per questo che la regolamentazione dei mercati finanziari rappresenta il nostro problema centrale, il nostro compito centrale».