Non fossero ormai noti al grande pubblico come simpatici faccendieri della politica, maneggioni alla ricerca di un espediente legislativo (dalla ineleggibilità di Berlusconi in giù) che gli conservi poltrone e prebende, ci sarebbe da indignarsi per l’ipocrisia con cui quelli del Pd stanno affrontando la questione del Porcellum. A sinistra hanno scoperto che la legge elettorale attuale non va bene, perché assegna un premio troppo grande al primo arrivato, senza legare questo bonus al raggiungimento di una soglia, il che la rende di fatto incostituzionale. Cioè: dopo aver trovato ogni pretesto, nella scorsa legislatura, per impedire la riscrittura della legge elettorale, allupati all’idea di mettere le mani sul 55% dei seggi di Montecitorio; dopo essere riusciti ad andare al voto col Porcellum, ottenendo così una rappresentanza parlamentare doppia rispetto a quella che hanno nel Paese (dove la coalizione di sinistra ha vinto per un soffio, con appena il 29,5% dei voti); dopo aver approfittato della loro forza parlamentare dopata dal Porcellum per prendersi tutte le cariche istituzionali, nessuna esclusa; dopo aver cercato di sfruttare il regalo del super premio di maggioranza in odore di incostituzionalità per dare vita a un governo di ultrasinistra assieme ai grillini; insomma, dopo essersi mangiati pure la tovaglia e le posate, ora che i sondaggi li danno sicuri sconfitti, sostengono che no, un’altra volta con questalegge nonsi può.«Fosse mai che si torni al voto e che il centrodestra faccia le stesse cose che abbiamo appena fatto noi», pensano i disinteressati della Coalizione per il Bene Comune. Così ieri l’Unità titolava in prima pagina «Via il Porcellum subito » e la presidente piddina della Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro, scopriva l’inderogabile esigenza di riscrivere la norma. Dicono che adesso c’è un motivo importantissimo per farlo: la sentenza con cui la Cassazione ha dichiarato «rilevanti» le questioni di legittimità sollevate sul Porcellum e trasmesso la pratica alla Consulta. Spiegazione ridicola: la sentenza contro il Porcel- ::: I NODI SUPERPREMIO La legge varata dall’allora ministro Calderoli prevede un robustissimo premio di maggioranza per la coalizione vincitrice delle elezioni, ma non stabilisce un tetto minimo di voti per potervi accedere: ne basta anche uno solo in più per garantirsi la maggioranza assoluta alla Camera. CASSAZIONE La Suprema Corte ha riconosciuto come contrario ai principi costituzionali questo meccanismo premiale perché altera i reali valori usciti dalle urne e consente a chi vince di «alterare gli equilibri costituzionali » autonominando i vertici degli organismi di garanzia. Per questo ha rinviato la legge all’esame della Corte Costituzionale (che già aveva espresso riserve in merito). lum già esiste. Anzi, ce ne sono tre. La prima porta la data del 16 gennaio 2008: con essa i giudici costituzionali segnalavano al Parlamento «l’esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi». Giorgio Napolitano spinge da anni per cambiare la legge inquesta direzione. Il Parlamento fece finta di provarci alla fine della scorsa legislatura. Nessuno dei grandi partiti voleva davvero rinunciare al Porcellum, ma soprattutto non voleva farlo il Partito democratico. E siccome dire «no» al Capo dello Stato non è carino, a Pier Luigi Bersani e compagni bastò chiedere un premio di maggioranza alto quanto basta, e una soglia per ottenerlo sufficientemente bassa, per impantanare le trattative e arrivare al voto con la vituperata norma. Il segretario del Pd ovviamente aveva un pretesto nobilissimo per pretendere un premio di maggioranza facile e robusto: l’esigenza di governabilità. «La sera delle elezioni deve esserci un vincitore», era il suo refrain. Adesso però il ritornello è cambiato: il Pd è indietro nei sondaggi e la governabilità nonè più importante. Anzi,meno ce n’è meglio è. Così la gran parte del Pd vuole abrogare il Porcellum e non si accontenta di un semplice ritocco secondo le richieste della Consulta: temono (a ragione) che Berlusconi sia pronto a fare un accordo con i centristi, grazie al quale arrivare al 40% dei voti, probabile soglia cui il Porcellum in versione riveduta e corretta legherebbe la concessione del premio. E siccome la revisione introdurrebbe il premio nazionale anche al Senato, il centrodestra guiderebbe un governo forte in Parlamento. Non sia mai. Il Pd adesso punta tutto sul ritorno al Matterellum, un misto tra maggioritario e proporzionale: fatto apposta per moltiplicare i partitini e aumentare il loro potere di ricatto. Limiterebbe la sconfitta della sinistra, ma sarebbe disastroso per chiunque governi. A fare melina allora ci pensa il Pdl, che se non fosse per Napolitano ci penserebbe due volte prima di ammazzare il Porcellum. Berlusconi manda avanti Sandro Bondi e Maurizio Gasparri a dire che intanto si riscrive laCostituzione in senso presidenzialista (la sola idea getta nel panico la sinistra), e solo dopo si pensa alla legge elettorale. Mentre il presidente del Senato, Pietro Grasso, eletto nelle liste del Pd, si schiera col suo partito per chiedere una riforma immediata delle regole del voto. Tanto, in questo giro, quello che dovevano prendere se lo sono già preso.