MILAN- Tre punti e poi si continua, probabilmente con un contratto più lungo. O Massimiliano Allegri è un attore consumato, oppure le parole che ieri ha speso per Berlusconi non possono che portare in questa direzione. Ridimensionamento su tutta la linea, condivisione, addirittura semi-insulti trasformati in segnali di stima e di apprezzamento: un clima che più distensivo di così non era veramente possibile. Ovvero il preludio migliore per presentarsi ad Arcore e siglare non solo un armistizio, ma addirittura la prosecuzione Presto l’incontro con Berlusconi: «Le sue battute? Un onore» del rapporto. Il tecnico ha utilizzato tutte le occasioni che gli sono state concesse per ribadire il grande rapporto con il presidente e presentarsi all’appuntamento, già la prossima settimana se questa sera arriverà la matematica certezza della qualificazione in Champions League, con le basi giuste per evitare rotture. IL CAMBIAMENTO Difficile capire che cosa abbia fatto cambiare idea ad Allegri, che soltanto pochi giorni fa descrivevano come furibondo per le ennesime esternazioni di Berlusconi non particolarmente carine nei suoi confronti. Anche per lui, come pure per il Milan, l’assenza di vere alternative (la Roma è svanita) deve avere avuto un peso fondamentale nello smussare gli angoli che sicuramente rimangono. Mostrarsi così remissivo, tuttavia, non significa che abbia anche calato le braghe: il discorso sul rinnovo, sulla necessità di cominciare la nuova stagione con un contratto non in scadenza verrà portato avanti con forza fino all’ultimo. LE FRASI Allegri ha voluto subito chiarire il suo stato d’animo: «Non sono assolutamente furioso. Ho un ottimo rapporto nonostante vengano scritte cose diverse. A volte può aver fatto delle affermazioni in disaccordo, ma credo faccia parte del gioco. Quando si parla spesso e si ha un dialogo vuol dire che c’è stima». Ecco, non solo il tecnico ha voluto spiegare di non essere arrabbiato, ma addirittura ha voluto dare un valore positivo alle critiche ricevute. Non solo perché, come si è detto, in fondo sottintendevano stima. Ma perché, in queste critiche, Allegri si è trovato accomunato a grandi tecnici del passato: «Le battute mi fanno onore «Anche Ancelotti, Sacchi e Capello sono stati pizzicati da lui». Il rinnovo però rischia di essere solo la tregua perché sono in ottima compagnia: anche Capello , Sacchi e Ancelotti erano stati pizzicati». In realtà, è successo anche a Zaccheroni , che poi è stato esonerato, e Leonardo , che invece ha sempre scelto una strada diversa, ovvero quella di replicare con forza. Ecco, proprio l’esempio Zaccheroni è forse quello che può avvicinarsi meglio alla situazione attuale: la speranza, perché non si ripetano scene già viste, è che Berlusconi sia davvero convinto di Allegri. E non abbia optato per la prosecuzione del rapporto solo perché pressato da Galliani e impossibilitato, vista la sua personale situazione politica e giudiziaria, ad occuparsi in primissima persona del Milan. Sennò c’è il rischio concreto che al primo stop, gli insulti ripartano. E al secondo, magari, Allegri finisca di nuovo sulla graticola dell’esonero a un passo. CONDIVISIONE Allegri ha fatto anche un riferimento concreto a quel “non capisce niente” riportato da Squinzi : «Credo che la frase del patron del Sassuolo si riferisse alla partita con il Napoli e in quel momento il 99% della gente non era d’accordo con me sull’esclusione di El Shaarawy ». E così, è arrivato il momento di chiarire anche le frasi di inizio settimana, quando sembrava davvero che Allegri avesse impostato i titoli di coda sulla sua permanenza: «Io sono sposato con il Milan e martedì volevo dire che non è giusto parlare di scenari futuri per rispetto anche delle altre società». E poi, altro aspetto non secondario, i tantissimi segnali positivi arrivati in pratica da tutti i giocatori interpellati sull’argomento: «Mi hanno fatto piacere ma ci tengo a precisare una cosa. Con il presidente ho un rapporto cordiale, ottimo e anche a livello affettivo. L’obiettivo è quello di arrivare al terzo posto e poi con serenità valuteremo tutto». Stasera c’è il primo match ball, contro la Roma. Forse un segno del destino visto tutto quello che si è detto e scritto su Allegri e il club giallorosso.
ROMA. Il timore di Zeman («Vorrei che tutti pensassero alla squadra invece che ai fatti propri») assume ora le sembianze di un presagio. Se gli strali all’epoca erano riservati a Osvaldo e a De Rossi , oggi l’aria che tira è simile ed estesa ad altri protagonisti. Il via lo ha dato nei giorni scorsi il ds Sabatini che se l’è presa con i media l’intento di difendere Il tecnico della Roma: «Voglio vincere la Coppa Italia. Allegri e Mazzarri possono fare bene qui» la propria gestione. Copione al quale non si è sottratto il tecnico Andreazzoli che ieri ha vestito i panni di un improbabile clone di Mourinho , presentandosi in conferenza stampa con gli occhiali per leggere un foglietto su cui aveva annotato i numeri della sua gestione: «Abbiamo fatto +9 sulla Lazio, +1 sul Napoli, +11 sull’Inter, -1 sulla Fiorentina, -4 sul Milan che sta andando a mille, -3 rispetto all’Udinese che ha fatto sette vittorie consecutive». Numeri che dimenticano i tracolli con Palermo, Pescara e Chievo, che tralasciano il dato che quando l’allenatore prese la Roma la zona Champions distava 9 punti e ora è a 10 e che non raccontano nemmeno che con le stesse avversarie affrontate in 13 gare della sua gestione, Zeman aveva totalizzato appena due punti in meno. FUTURO Con queste premesse, le parole seguenti sono state un triste pensare alle occasioni perdute e al domani: «Non vedo perché Allegri e Mazzarri non dovrebbero far bene qui. Mi piacciono molto, hanno l’identikit del mio allenatore ideale. Io comunque sono qui per salvare una stagione cominciata male e rivalutare gran parte dei nostri calciatori. Vorrei vincere la Coppa Italia, ma non ho bisogno di dimostrare quanto sono bravo, non ho questa necessità.E non cerco nemmeno una conferma, visto che sono già riconfermato da questa società». Dimenticando anche in questo caso che solamente un paio di mesi fa aveva dichiarato: «Io mi riconfermerei, se me lo chiedessero farei il nome di Andreazzoli anche per il prossimo anno».