Non si è tolto la maglia. Ma per due volte ha scaraventato il pallone in rete. Undici presenze, undici gol: Balotelli è una macchina da guerra. Chi considera il mercato invernale un diabolico trappolone renda onore alla scommessa di Adriano Galliani. L’arrivo a gennaio di Supermario ha cambiato faccia al Milan garantendo alla squadra rossonera quel valore aggiunto che oggi si materializza nel terzo posto in classifica. Untraguardo che è sempre più vicino e che spalancherebbe ai rossoneri le porte dei preliminari di Champions. In estate, dopo le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva, quasi tutto il pianeta Milan avrebbe messo la firma per centrare un simile piazzamento. Giusto? E questo importante obiettivo che sta prendendo corpo rende, di colpo, più solida la panchina di Massimiliano Allegri. Anche su questo fronte il buon Galliani ha lavorato da fuoriclasse riavvicinando Berlusconi e il tecnico livornese. Una politica saggia perché, per il momento, in giro non è facile trovare qualcuno più bravo e più affidabile di Max. Rigorista infallibile Ma torniamo a Balotelli, l’uomo intorno al quale il Milan può ricostruire un ciclo vincente in Italia e nel mondo. Supermario ha la straordinaria dote di rendere semplice qualsiasi colpo. Un esempio? Dopo appena nove minuti un netto fallo di Cosic su Nocerino frutta al Milan un calcio di rigore. Balotelli (che tra l’altro aveva già centrato in pieno una traversa) dopo la solita breve rincorsa spiazza Perin. Diciassette esecuzioni dal dischetto in carriera, diciassette reti. Micidiale. Sembra facilemanon sono numeri normali. Come dimostra la storia di tanti «nobili» rigoristi del passato. Sbloccato il risultato, tutto diventa ancora più scontato per il Milan. La squadra rossonera è padrona di ogni angolo del campo e si gode la lucidità tattica di un Flamini destinato a rinnovare presto il contratto e la freschezza di uno scatenato Robinho (preferito dal tecnico a uno stanco El Shaarawy). Proprio il brasiliano mette la sua firma sui due assist che Muntari, con una girata al volo, e Flamini, con un tocco ravvicinato, trasformano in gol. Balo per la squadra Il Milan diverte e si diverte, anche se – ammettiamolo – il ritmo è da amichevole estiva. Supermario si muove con grande disinvoltura su tutto il fronte offensivo (spostandosi anche a destra e a sinistra) andando pure a recuperare qualche pallone nella propria metà campo. Se Balotelli impara a giocare «per e con» la squadra può diventare uno fuori categoria. Poi, comeal solito, quando entra nell’area di rigore avversaria fa la differenza. È lui a realizzare il definitivo 4-0 con una girata che lascia di sasso il giovane e incerto Perin. Undicesimo centro, record di gol di Supermario in Serie A (il precedente risaliva ai tempi dell’Inter). Scommettete che questo primato non resisterà neppure un anno? Supercoppia Balotelli chiude la sua esibizione con un cucchiaio che libera Pazzini, appena entrato, davanti al portiere del Pescara. Ma il tocco del Pazzo non è felice. Peccato, sarebbe stata un’azione da copertina. E non è fortunato neppure il destro in corsa di El Shaarawy, pure lui inserito nel finale da Allegri. Il Faraone non sta vivendo un momento facile, ma sta cercando di reagire. E questo è un buon segno. Balotelli ed El Shaarawy hanno tutte le possibilità (umane e tecniche) per diventare una delle coppie d’attacco più importanti del calcio mondiale. E se per il momento questo binomio da spettacolo non è ancora decollato è soltanto perché il Faraone è arrivato spremuto «all’appuntamento» con Supermario. Ma è una coppia che va aspettata, con fiducia. A proposito di aspettare: a Pescara (dove è entrato in società l’imprenditore uruguaiano Victor Mesa, presidente del Wanderers Montevideo e proprietario del Recreativo Huelva, in Spagna) si parla con insistenza di un ritorno di Zdenek Zeman sulla panchina degli abruzzesi. Un’ottima idea. Sia il tecnico boemo sia il Pescara hanno buoni motivi per ripartire insieme dopo un anno, per entrambi, da dimenticare. E anche il calcio italiano avrebbe bisogno di vedersi consegnare dal maestro Zeman altri Verratti, altri Insigne, altri Immobile. Gioielli che il boemo ha costruito proprio da queste parti.