TORINO. Un campione in più. Paul Pogba , 20 anni, acquistato per meno di un milione dal Manchester United, è diventato l’uomo in più della Juventus. Un giocatore che ha costretto Antonio Conte a modificare il sistema di gioco per trovargli un posto da titolare. Segno evidente che dall’inizio dell’anno il giovane francese di strada ne ha fatta molta. Da ragazzo promettente o talento (fate un po’ voi) è diventato punto di forza della squadra campione d’Italia e oggi pomeriggio, assieme ai compagni, cercherà di festeggiare il suo primo scudetto.
COME ALEX A vent’anni ha già segnato cinque gol. Proprio come AlessandroDel Piero quando aveva la sua età. La differenza è che Pogba fa il centrocampista mentre il fuoriclasse di San Vendemiano è un attaccante. Se da qui alla fine del campionato riuscisse a bucare ancora una volta la porta avversaria supererebbe, addirittura, l’ex capitano, il fuoriclasse che ha fatto la storia della Juventus. E per lui sarebbe motivo di grande soddisfazione, oltre che di orgoglio. Oggi ci proverà con tutte le sue forze. Per lo scudetto e per l’impresa.
NAZIONALE E grazie alla sua stagione strepitosa è riuscito a conquistarsi una maglia di prestigio anche nella Nazionale francese di Didier Deschamps . Ha addirittura sfidato la Spagna al Parco dei Principi rimediando, suo malgrado,
un’espulsione per doppia ammonizione: la sua, però, è stata una prestazione importante. Il ct lo ha esaltato.
MERCATO Come detto prima, è stato pagato meno di un milione e oggi vale, almeno, trenta volte di più. In questo momento la sua valutazione si aggira sui trenta milioni ma il prezzo è destinato ad aumentare: ha appena 20 anni e ancora un largo margine di miglioramento. E’ il tesoro della Juventus, il grande colpo di mercato di Beppe Marotta , bravissimo a portarlo via a sir Alex Ferguson . Ancora oggi il manager inglese rimpiange il fatto di non essere riuscito a trattenerlo. Il centrocampista, comunque, sin dal momento dell’interessamento ha sempre voluto la Juventus.
CONTRATTO Alla fine della stagione è possibile che i dirigenti gli riconoscano un adeguamento di stipendio con allungamento di un anno. Al momento il guadagna un milione a stagione, che arriverà ad uno e cento con la conquista dello scudetto. L’intenzione è quella di portarlo a un milione e mezzo. Riconoscimento meritato alla luce di quello che ha fatto vedere il in questa stagione. In pochi, all’inizio, avrebbero scommesso sulle sue qualità. E – chi lo conosce bene – assicura che non è finita qui.
PALERMO. Campano di nascita, torinese d’adozione. Professione: portiere. Segni particolari: cresciuto nel settore giovanile della Juve, esordio da «prof» col Torino. E basta questo per capire che la partita con la Juve – e con qualunque maglia la giochi – per Stefano Sorrentino non potrà mai essere uguale alle altre. «È così – ammette il portiere del Palermo –
«Tifo Toro: a 17 anni la Juve mi scartò»
Ha un sapore speciale, è come se volessi sempre dimostrare che si sbagliarono a scartarmi».
Ma è vero che i dirigenti bianconeri le dissero che non avrebbe giocato nemmeno in Eccellenza?
«Proprio così… Avevo 17 anni, fu una mazzata. Mi proposero di andare un anno alla Saviglianese in Eccellenza, io dissi no. Per fortuna arrivò il Torino e paradossalmente fu anche una fortuna che la Juve mi scartò. In caso contrario sarei rimasto all’ombra di qualche grande campione e forse non avrei fatto la mia onesta carriera».
Juventino o granata?
«Dopo il passaggio al Torino il mio cuore è diventato granata. Al Toro devo tutto, mi ha fatto esordire in A e B, mi ha fatto diventare protagonista».
Juve-Palermo è come un derby?
«Diciamo di sì, anche perché non ho avuto il piacere di giocarne uno. E so anche che accoglienza mi aspetta allo Stadium».
Contro la Juve di solito si veste da Superman…
«In effetti è così… Ho affrontato i bianconeri tante volte con il Chievo, ho vinto solo una volta ma ho tanti ricordi piacevoli».
All’andata, quando vestiva ancora la maglia del Chievo, Buffon le fece i complimenti.
«Già, Gigi è venuto
da me e mi ha detto: “Non ho mai visto nessuno parare come te”. Detto da lui vale di più perché Buffon è il più grande. Nel calcio ci sono due categorie: i portieri, ed io appartengo a quella, e… Buffon. A fine carriera potrei avere un rimpianto: non avere fatto un solo allenamento con lui».
La Juve nel 2010 la cercò dopo l’infortunio di Buffon in Nazionale.
«Mi chiamarono la sera stessa che si fece male, quando stavo andando a firmare a Milano il Chievo – che nel frattempo aveva preso Rubinho – alzò la posta e non se ne fece più niente. In fondo quella è stata la mia rivincita con chi mi aveva scartato tanti anni prima».
Stavolta, col Palermo, ha l’occasione per guastare la festa scudetto.
«Ma a noi non interessa guastare la loro festa, bensì raccogliere punti per la salvezza. Sono sincero, mi piacerebbe che noi vincessimo e che la Juventus facesse festa lo stesso grazie ad un risultato positivo dell’Inter con il Napoli nel posticipo serale».
Ma è una missione impossibile o credete davvero all’impresa?
«E perché non dovremmo crederci? Sappiamo di avere di fronte la squadra più forte. Per Conte e per la Juve provo tanta ammirazione, ma il Palermo è vivo. E certo che firmerei per il pari».
Zamparini teme i «biscotti» di fine stagione.
«Calciopoli è stato un insegnamento per tutti, però io credo nella buona fede».