Alessandra conosceva bene il suo assassino. E forse ne era spaventata. Ma giovedì sera non ha potuto fare a meno di incontrarlo in via Riserva del Pantano, a due passi dalla sua casa di Dragona. Un rendez vous per un chiarimento, concluso invece con un’aggressione selvaggia e sanguinosa. Ma forse il killer della baby sitter — colpita da decine di fendenti ma uccisa, nonostante si sia difesa disperatamente, da due colpi alla gola che l’hanno dissanguata— potrebbe essersi tradito. Aver lasciato tracce che ora potrebbero incastrarlo. Ieri mattina, durante l’autopsia sul corpo di Alessandra Iacullo (foto), i medici legali hanno prelevato materiale sotto le unghie, sui capelli, sulla pelle e sugli abiti della vittima che ora sarà analizzato: non si esclude che contenga il Dna dell’aggressore. Inoltre gli investigatori della Squadra mobile, diretti da Renato Cortese, stanno esaminando i tabulati delle chiamate e degli sms sui due telefonini della baby sitter, recuperati dagli infermieri del 118 che l’avevano soccorsa e trasportata al «Grassi» di Ostia dove è poi arrivata morta: si stringe il cerchio sugli ultimi contatti della giovane che ha parlato con diverse persone prima dell’appuntamento fatale. Uomini e donne che frequentava abitualmente. E proprio per questo non si esclude che a ucciderla possa essere stata un’amica, forse recente, o comunque una donna con la quale era entrata in contrasto. Dissidi che, secondo chi conosceva la vittima, non sembravano aver influito troppo sulla sua vita di tutti i giorni. «Aveva ritrovato il rapporto con la madre— raccontano gli amici — e di questo era molto contenta». Proprio la madre era appena tornata da un viaggio a Lourdes. «Aveva pregato per tutta la famiglia, già duramente provata, proprio non si aspettava un colpo del genere».