Fannulloni di tutta Italia esultate. Niente più obbligo di stare a casa nelle ore canoniche per sottrarsi all’agguato dello stetoscopio o evitare che la busta paga venga pugnalata con un termometro. Nessun medico verrà più a disturbare il riposo dei malati immaginari. L’Inps, avverte l’agenzia Agi, ha annunciato lo stop alle visite fiscali d’ufficio. Altro che rivoluzione del Pubblico Impiego. Stanno per tornare i bei tempi dell’anarchia: ognuno a farsi i fatti suoi. Il risparmio complessivo da raggiungere è di 500 milioni sul bilancio 2013 dell’istituto guidato da Antonio Mastropasqua. Una gran bella notizia per tutti i colletti bianchi (o blu) che considerano la busta paga un diritto: il lavoro, invece, un optional cui dedicare solo le ore libere da altre e più urgenti impegni. Le visite fiscali d’ufficio ammontano al 75% delle visite totali, pari a circa 1,5 milioni di controlli ogni anno. L’abolizione fa insorgere i medici di famiglia. La Fimmg, il loro sindacato, tuona contro l’inevitabile innalzamento dell’assenteismo negli uffici e piange perchè il taglio dell’Inps porterà al licenziamento di mille medici. «L’Inps – denuncia Alfredo Petrone, coordinatore nazionale del settore Fimmg Inps – ha deciso la temporanea sospensione delle visite di controllo disposte d’ufficio dall’Istituto. In poche settimane verificheremo un importante aumento delle assenze per malattia e quindi una spesa ben superiore rispetto a quanto l’Istituto investe in un anno per le visite». Interesse di corporazione e respiro collettivo. «Questa decisione porterà al sostanziale licenziamento di circa 1.000 medici in servizio da decenni -prosegue Petrone – Le visite mediche di controllo richieste dall’Istituto hanno dasemprerappresentato un punto di forza nella lotta all’abuso dell’assen – teismo di malattia». I medici hanno ricevuto una circolare dall’Inps dal titolo «Temporanea sospensione delle procedure relative alle visite mediche di controllo». Il testo spiega che, alla luce delle misure di contenimento della spesa, è disposto lo stop alle visite mediche di controllo inviate d’ufficio dall’istituto, ferma restando ovviamente la possibilità che a decidere la visita (e ad accollarsene i costi) sia l’azienda. L’istituto spende ogni anno 50 milioni per questo tipo di attività, ma, fa notare Petrone, «basta un aumento dello 0,1% di assenze per malattia per far perdere 100 milioni ». L’abolizione delle visite fiscali è il frutto del dissesto dell’Inps. A provocare il terremoto la fusione con Inpdap e Enpals. Un’operazione giustificata dal governo Monti con le necessità della spending rewiew. In realtà di risparmi se ne sono visti davvero pochi perchè finora sono stati tagliati solo i consigli d’amministra – zione e un po’ di costi collaterali. In cambio l’Inps si è dovuto accollare il buco dell’Inpadp, l’ente previdenziale dei dipendenti pubblici. Si può capire, allora che la vera ragione della nascita di SuperInps era questa: accollare al lavoro privato le inadempienze contributive della pubblica amministrazione. Lo Stato è molto occhiuto verso la aziende private in ritardo con gli obblighi previdenziali. Assai indulgente conse stesso. Risultato? Lo scorsoanno l’Inps ha perso 10 miliardi e il patrimonio, che serve per pagare le pensioni, è crollato da 41 a 15,4 miliardi. Da qui la corsa ai ripari. Per esempio vendendo un po’di immobili oppure, per economizzare sulla carta, sospensione dell’invio dei Cud a domicilio. Viaggeranno solo in formato elettronico per la felicità di milioni di pensionati. Adesso l’ultima sforbiciata. Niente più visite fiscali d’ufficio. Proprio una beffa che la comunicazione arrivi esattamente alla vigilia del 1° Maggio: festa del lavoro o dei fannulloni? Saperlo.