Ora che il governo Letta è cosa fatta, l’ultima fatica del Movimento 5 Stelle riguarda il ribelle Marino Mastrangeli, la cui espulsione è stata ratificata anche dalla rete. Le colpe del Mastrangeli sono note: ha partecipato più volte alla trasmissione di Barbara D’Urso. Onestamente va aggiuntche se i grillini non avessero percosso le grancasse e dato fiato ai tromboni, gli interventi di Mastrangeli sarebbero passati in sordina visto che il peso politico del ragazzotto ciociaro non sembra un granché. Fatto sta che il casino messo in moto dal gruppo parlamentare è stato talmente alto che ora Mastrangeli rischia pure di passare per martire. Onestamente non me ne frega molto di quel che ha detto il parlamentare ribelle né delle regole che avrebbe violato, il punto credo che sia un altro: davvero il Movimento 5 Stelle pensa di proseguire su questa strada? Davvero è utile spendere così tanta fatica per restare fermi sul posto? Questo infatti è il paradosso che stanno vivendo i pentastellati. Tanto sudore per nulla o quasi. Non vogliono il confronto nei talk? Va benissimo, è una loro regola (secondo me sbagliata, sarebbe anche ora che dimostrassero in un confronto aperto il peso delle loro idee e la priorità delle stesse. Ci tornerò) e la considerino pure una norma fondamentale per il prosieguo del mandato. Ma il peso che sta assumendo la vicenda è esageratamente ridicolo, non fosse altro perché regalano ai disobbedienti un’immeritata fama. Tutto ciò premesso, resta la questione più importante. Cosa vuol fare il Movimento 5 Stelle in questa legislatura segnata dall’accordone tra centrodestra, centrosinistra e montiani? E quel che vogliono fare come intendono portarlo a conoscenza dei cittadini? Stare all’opposizione significa avere delle idee diverse rispetto a chi è al governo. Lo streaming è sicuramente un ottimo modo per comunicare, ma rischia di essere una lunga messa cantata. Manca la comparazione delle idee, dei progetti. Dopo la prima visione delle consultazioni in streaming con Bersani (dove Crimi e Lombardi schiaffeggiarono il presidente incaricato), la replica con Enrico Letta è sembrata una replica in bianco e nero, perché prevedibile nello schema e soprattutto perché l’interlocutore aveva le mani più libere del primo interprete e conosceva la tattica. Nemmeno la visione degli interventi in aula è stata un capolavoro di incisività. Eppure resto convinto che una sua specificità questo movimento ce l’abbia. Deve uscire. E deve uscire anche in un confronto. Non vogliono contaminarsi nel linguaggio vecchio dei talk? Liberi di farlo, ma attenzione a non far passare l’idea che le cartucce siano finite. Questo è il pericolo. I 5 Stelle devono mettersi in testa che devono fare politica. Il frutto del governissimo è noto e persino le posizioni di Sel, di Fratelli d’Italia e della Lega lo sono. Quelle dei grillini non possono limitarsi alla metafora del muro ammuffito, dello stato mafioso e delle incompetenze altrui. Questi temi sono stati ottimi per il lancio del movimento e in campagna elettorale, ora però chi ha votato 5 Stelle alla ricerca di un qualcosa di nuovo s’aspetta il cambio di passo. Finora i 5 Stelle sono stati portati sulle spalle da Beppe Grillo, il quale ha conquistato a modo suo uno spazio di comunicazione politica. Ma quel modo di comunicare non può essere replicato dai parlamentari, riesce solo a Grillo. La curiosità attorno al movimento è finita, ora c’è fame di proposte. Non saranno né le Quirinarie né i processi via web a… riempire la pancia. Sul tema dell’Euro – pa non è chiara l’idea comune, eppure quello sarebbe un tema di grandissima attualità. Sul tema della ripresa economica poi la definizione di decrescita felice rischia di generare più confusione che passione. Infine le battaglie sulla moralizzazione e sulla riduzione dei costi della politica potrebbero essere anestetizzate dalle mosse di Napolitano e di Letta. Insomma, il bottino elettorale va ora maturato. Pensare di farlo crescere nell’illusione che fu di Pinocchio nel Campo dei miracoli è da sciocchi. Investirlo nel confronto, serrato, invece potrebbe essere redditizio. Il campo parlamentare è ben suddiviso: i grillini spingano sulle fasce e dimostrino di saper segnare anche loro.o