Una Costituzione nuova, che introduca la Terza Repubblica. Una riforma delle carceri e un piano nazionale di edilizia scolastica. Una modifica radicale degli ammortizzatori sociali. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, almeno così com’è strutturato oggi. Per non parlare dello stipendio dei ministri, da azzerare, almeno per coloro che incassano già quello da parlamentare. E poi la legge elettorale, e poi lo stop al pagamento dell’Imu, la rincorsa a evitare che l’Iva aumenti di nuovo, per il secondo anno consecutivo. Basterebbe la metà di queste cose per definire ambizioso il programma di Enrico Letta. Economia, lavoro, Fisco, riforma della politica, ripresa della crescita, giustizia, lotta alla corruzione, cambiamento del sistema di welfare: il premier tocca settori e temi diversi, elenca un’agenda che lascia più che soddisfatti sia Pd che Pdl. Per qualcuno, a Montecitorio, è anche troppo: «Chi coprirà i tagli di gettito?», è la domanda che va di bocca in bocca. C’è chi ha già fatto i conti, sarebbe un programma di circa 10 miliardi tra entrate che potrebbero saltare e spese da aggiungere. Ma è lo stesso Letta nel suo discorso a spiegare che il programma si affronterà senza mettere in discussione gli impegni con l’Europa. Stipendi Si comincia con una sorpresa: «Ognuno deve fare la sua parte, dico una cosa che non sanno nemmeno i ministri: il primo atto del governo sarà eliminare con urgenza lo stipendio dei ministri parlamentari in aggiunta alla loro indennità». Motivo? «Ridare credibilità alla politica. Dobbiamo ricominciare con la decenza, la sobrietà, lo scrupolo della gestione del padre di famiglia. Ognuno deve fare la sua parte». La misura più attesa dagli italiani riguarda l’Imu: «A giugno stop al pagamento », dice il presidente del Consiglio, per approdare a «una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie ». Ma non solo: il governo lavorerà per arrivare a una «rinuncia dell’inasprimento dell’Iva». Bisognerà vedere come verranno bilanciate queste modifiche, in modo da mantenere gli equilibri di finanza pubblica. Tasse La parte fiscale non è finita qui: «Vogliamo ridurre le tasse sul lavoro: quello stabile, quello dei giovani e dei neo assunti». Il tutto modificando il regime della riscossione: «Basta sacrifici per i soliti noti: questo significa ferrea lotta all’evasione, ma senza che la parola Equitalia faccia venire i brividi alla gente». Gli applausi più convinti in questo caso arrivano dai banchi del Pdl. Welfare E se la situazione nelle carceri è «intollerabile » e richiede interventi radicali, anche la lotta alla corruzione e l’intero settore della giustizia sono da considerare priorità dell’esecutivo. Da modificare in modo incisivo poi l’attuale sistema di ammortizzatori sociali: «Dobbiamo rilanciare il welfare tradizionale europeo, il nostro modello non basta più, deve essere più universalistico e meno corporativo migliorando gli ammortizzatori sociali, estendendoli ai precari». Ma «si potranno studiare forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli piccoli ». Il tutto dentro «una politica industriale » più «moderna», con al centro le piccole e medie imprese italiane, i loro distretti, di cui Letta è profondo conoscitore. A 18 mesi da oggi, aggiunge, verrà fatta una verifica sulle riforme istituzionali, sul lavoro della Convenzione da istituire: l’auspicio è che participi anche l’opposizione, e se ci saranno dubbi, o veti, dice che ne prenderà atto e si dimetterà. È il principale timing del discorso, insieme all’elenco di alcune priorità. Ma prima di allora per esempio potrebbe cambiare l’attitudine allo sport degli italiani, «fin dalle scuole elementari», cosa per la quale servirebbe «un piano di edilizia scolastica su tutto il territorio nazionale». Partiti Insieme a queste promesse, ne vengono formulate altre, non meno importanti: «il sistema» di finanziamento pubblico dei partici «va rivoluzionato», partendo dalla abolizione della legge in vigore. Il governo introdurrà «misure di controllo e di sanzioni anche sui gruppi regionali ». E poi ovviamente c’è la riforma della legge elettorale che serve «anche per restituire legittimità» alla politica. «Sono certo che le forze politiche saranno in grado di trovare ottime soluzioni, e migliore della legge attuale sarebbe almeno il ripristino della legge elettorale precedente ». Lavoro Su tutto e prima di tutto il governo dovrà affrontare due punti: crescita e lavoro. Rilanciare la prima, dice Letta, «senza compromettere il risanamento», con la consapevolezza che «di solo risanamento l’Italia muore». «Dopo più di un decennio senza crescita le politiche per la ripresa non possono più attendere. Semplicemente: non c’è più tempo. Tanti cittadini e troppe famiglie sono in preda alla disperazione e allo scoramento». Un abbozzo di agenda: «Aiuteremo le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato, con defiscalizzazioni o con sostegni ai lavoratori con bassi salari, in una politica generale di riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale. Semplificheremo e rafforzeremo l’apprendistato, che ha dato buoni risultati in Paesi vicini»