Una promessa è una promessa. I tifosi l’hanno mantenuta, il concetto di “fino alla fine forza Juventus” si è trasformato in un abbraccio concreto anche nel giorno più difficile da mandare giù, quello della sconfitta con il Bayern Monaco tra le mura dello Stadium. Un lungo applauso che equivale a un ringraziamento per quanto fatto fino ad allora, per una Juve tornata ad essere una vera Juve e non quella brutta copia cui ha
La squadra vuole ripagare l’abbraccio post Bayern
dovuto assistere il popolo bianconero negli anni precedenti l’era- Conte . Ora è arrivato il momento proprio per tecnico e squadra di mantenere la promessa. Vincere il derby infatti non significa avvicinare di altri tre punti il secondo scudetto consecutivo, quello ormai è già in bacheca ed attende solo la conferma dell’aritmetica per poter essere esposto nello Juventus museum. Poco sarebbe cambiato anche senza quel gol di Insigne che terrà in gioco il Napoli, salvo clamorosi scivoloni a Pescara, almeno per un’altra settimana: anzi, anche meglio potrebbe essere festeggiare in casa in un giorno magico come il 5 maggio. La partita nella tana del Toro, questa volta come si faceva una volta, sarà da vincere solo ed esclusivamente perché si tratta del derby. Una partita diversa da tutte le altre. Lo è da sempre per i tifosi, da domenica prossima lo diventerà anche per quei giocatori juventini di nuova generazione che non hanno ancora avuto modo di assaporare il vero gusto che ha un Juve-Toro. Vincere il derby significherà, per Conte e la sua Juve, sdebitarsi nei confronti di una tifoseria che ha saputo trasmettere il proprio amore e il proprio ringraziamento anche nei momenti di difficoltà. In barba a chi l’ha definita una curva da salotto, o magari di viziati.
LA PROMESSA «Giusto omaggiare i tifosi per il loro affetto e
per averci sempre sostenuto, essere applauditi dopo una sconfitta non è una cosa molto comune da noi», parole e musica di Antonio Conte. Era il 10 aprile, il Bayern Monaco si era appena sbarazzato della Juventus e proprio quel saluto dei tifosi aveva permesso all’orgoglio di non farsi sopraffare da delusione e amarezza. Mentre Conte recitava la sua parte in conferenza stampa, dietro le quinte – o per meglio dire nello spogliatoio – tutti i componenti della squadra si son guardati negli occhi e han ritrovato la giusta motivazione per compattarsi invece di sgretolarsi. Da quell’applauso la squadra è ripartita con più forza di prima, decidendo di ritrovarsi a Vinovo anche il giorno dopo nonostante in programma ci fosse una seduta di allenamento facoltativa. D’altronde non c’era più tempo per rifiatare ma un patto da rispettare, una promessa da mantenere: regalare ai tifosi lo scudetto il prima possibile, certamente, ma soprattutto non concedere nulla ai rivali di sempre. Il Milan, e ancor di più, il Toro.
LA PRIMA VOLTA Una partita che in molti dentro quello spogliatoio hanno iniziato a vivere come speciale proprio a partire da quel dopo-Bayern. Anche perché quello di domenica prossima sarà per molti il primo vero derby. All’andata, con uno Stadium interamente o quasi a tinte bianconere, il clima di una città divisa
in due si respirò solo in parte: troppa Juve in campo, troppa Juve sugli spalti per fare in modo che chi juventino lo è diventato, ne capisse importanza e significato. Era il primo derby nello Juventus Stadium, era il primo derby dopo tre campionati di astinenza a causa della lunga parentesi granata in serie B. Tutt’altra aria si respirerà domenica all’Olimpico, fosse anche soltanto per quella fetta di tifoseria bianconera che dovrebbe superare abbondantemente le cinquemila unità. Tanto da poter diventare realmente il primo vero derby da vivere per gran parte della truppa di Conte, con il tecnico primo condottiero nel far capire quanto possa significare vincere anche la gara di ritorno. Insieme a Conte (ma anche Carrera e Alessio ), toccherà a Buffon eChiellini trascinare e motivare i compagni partendo dalla propria esperienza diretta, oltre ai vari Marchisio , Giovinco , Marrone e De Ceglie che son cresciuti a pane e derby – quasi sempre vinti – per tutto il loro percorso compiuto all’interno del settore giovanile. Per una volta, come una volta, bisognerà ragionare per i tifosi, come i tifosi: per allungare una striscia di imbattibilità che prosegue dal 1995, per negare agli odiati cugini la soddisfazione di una vittoria che in casa Toro varrebbe anche più di uno scudetto. E perché una promessa è pur sempre una promessa, e come tale va mantenuta.