Se gli scudetti si vincono con la migliore difesa del campionato, la salvezza si può centrare soltanto se la porta non resta spalancata o se si impedisce agli avversari di arrivare in zona tiro. Una lezione che il Torino deve tenere ben impressa nella mente vista l’ennesima caduta libera della difesa, che anche a Firenze prende quattro gol come era capitato nelle trasferte di Cagliari e Parma. Non che all’Olimpico la situazione sia migliore, tant’è che Roma e Napoli hanno violato la porta granata per ben sette volte: indubbiamente segnali concreti che spingono verso immediate contromosse. Giampiero Ventura avrà parecchio da lavorare per invertire il trend, ma nel mirino finiscono non soltanto i difensori, bensì tutta la squadra colpevole di essere scesa in campo con un atteggiamento
GLIK «Difficile parare su Ljajic. Evitabili, invece, i primi 2 gol»
sbagliato. Ne è consapevole Kamil Glik , il guerriero del reparto arretrato, più che mai sconsolato e arrabbiato con se stesso. «Non possiamo sbagliare approccio, il primo tempo è da dimenticare. Non so come spiegarmi quello che è accaduto, stiamo lavorando duramente per migliorare la fase difensiva e poi prendiamo sempre gol e soprattutto alla fine».
AUTOCRITICA Fatale, infatti, è stato quello di Romulo per il 4-3 finale, dopo una remuntada rimasta però incompiuta, per il quale il polacco dà questa spiegazione: «Non ho ancora rivisto le immagini in tv, ma c’era un gran casino, una quantità di giocatori in quella zona del campo, ci sono stati dei rimpalli e anche un pizzico di sfortuna con la palla che è arrivata al brasiliano». Non cerca giustificazioni Glik, anzi è piuttosto autocritico su come il Torino ha incassato le tre reti nella prima mezz’ora. «La punizione di Ljajic era tirata bene, all’incrocio dei pali, e onestamente difficile da intercettare, i gol di Cuadrado e Aquilani invece si potevano evitare». Sotto accusa finiscono un po’ tutti, da Gillet , non irreprensibile nei suoi interventi, anche se ha evitato che Borja Valero segnasse il quarto gol nel primo tempo, a Ogbonna , apparso ancora lontano dall’Angelo vero che i tifosi granata ammiravano negli anni passati, ai due esterni, Darmian e D’Ambrosio . Nella sua analisi Glik è poi sincero quando cerca di motivare la mancata reattività difensiva senza tuttavia individuare il nocciolo del problema. «E’ sicuramente una questione di testa, di calo di concentrazione, ma non so il motivo per cui siamo andati in campo così molli, ci mancava tutto». E annuisce davanti ai numeri impietosi: 21 gol subiti nelle ultime 8 partite. «Non fanno piacere, nel girone di ritorno ne abbiamo presi troppi, molti su calci piazzati come qui o contro il Napoli, ma certo è una disfatta».
IL RETROSCENA Dopo l’autocritica esce però fuori l’orgoglio del polacco e di un gruppo che comunque ha sfiorato l’impresa. «Nel primo tempo il Toro non è sceso in campo, per tutti sembrava che la partita fosse finita al 33’, poi nella ripresa siamo stati bravi a recuperare. Peccato, perché perdere così all’ultimo dà ancora più fastidio, dopo lo sforzo che abbiamo fatto, ma il risultato non cambia, sempre zero punti sono». Adesso non resta che “consolarsi” con il derby che, per Glik, ha un gusto particolare dopo l’espulsione dell’andata. E infatti il difensore a un certo punto della partita, quando ha fatto fallo su Ljajic e ha visto l’arbitro avvicinarsi, quasi lo ha supplicato, scusandosi, di non ammonirlo. Già, perché il polacco è in diffida, un cartellino giallo significava saltare la sfida contro la Juventus. Scampato il pericolo, Glik si è fatto il segno della croce. «Pensare al derby d’andata mi rammarica ancora, non voglio più parlare di quell’episodio. Per me e per i nostri tifosi è una partita speciale e io ci tengo troppo a giocarla». Ma contro la prima della classe sarà ancora più difficile che contro la Fiorentina. «Però se scende in campo il Toro del secondo tempo io sono tranquillo, possiamo fare male fino alla fine. Abbiamo una settimana davanti, sfruttiamola bene fisicamente e mentalmente». I bianconeri sono avvisati.