A Udine, per la chiusura della campagna elettorale per le Regionali in Friuli, Silvio Berlusconi non èvoluto mancare. Sebbene i suoi luogotenenti del Pdl, impegnati a Roma nelle votazioni per il Quirinale, dopo il flop di Franco Marini nel primo scrutinio volessero trattanerlo nella Capitale. Ma il Cavaliere a monitorare la partita per il Colle ha preferito lasciare Angelino Alfano. Al segretario del partito, Berlusconi ha raccomandato di «cercare di tenere fede al nostro impegno su Marini». Da qui la decisione di votare scheda bianca sia nella seconda, sia nella terza votazione. E questo nella speranza, avvalorata dalla volontà di Marini di restare in campo, di conservare la candidatura dell’ex presidente del Senato in vista del quarto scrutinio, quando per essere eletto presidente della Repubblica basterà ottenere lamaggioranza assoluta dei grandi elettori, ossia 504 voti. Il Pdl, infatti, in linea puramente teorica non considera tramontata l’ipotesi Marini. Almeno al momento. Se dal Pd non giungeranno segnali contrari, oggi il Pdl nella quarta votazione – che a via dell’Umiltà non vogliono far slittare a domani mattina- potrebbe tornare a votare per l’ex segretario generale della Cisl. Ma nel corso della serata di ieri è cresciuta la consapevolezza di doversi preparare al ribaltone: ossia che il Pd selezioni un nuovo nome, magari sgradito al centrodestra, per ricompattare il partito. Senza che Berlusconi abbia voce in capitolo. «Avevamo fatto un’intesa con il Pd», rivendica il Cav sul palco di Udine, «ma abbiamo dovuto constatare che le guerre interne alla sinistra lo stanno paralizzando». Se Marini uscisse di scena, la speranza di Berlusconi è che dal mazzo pd esca la carta Massimo D’Alema, sul quale sarebbe possibile una convergenza. L’obiettivo resta quello di evitare il ritorno in auge di Romano Prodi («il Paese dovrebbe temerlo») o il consolidamento della candidatura di Stefano Rodotà. Se uno dei due la spuntasse, il Pdl sarebbe pronto alla mobilitazione nelle piazze per contrastare un capo dello Stato che «non rappresenterebbe metà del Paese. Sarebbe la guerra». Berlusconi lascia Roma prima del secondo scrutinio. Inutile restare a Montecitorio una volta certificata l’impossibilità di Marini di raggiungere il quorum. In piazza, il leader del Pdl deve fronteggiare un drappello di contestatori che lo fischiano. «Non avete rispetto per gli avversari, noi mai nella nostra storia abbiamo fatto quello che stannofacendo questi signori», ribatte Berlusconi, mentre da Roma Alfano chiama in causa il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri: «Grave che non si garantisca in Italia la possibilità di tenere incontri pubblici senza essere oggetto di violenze verbali». Poi il premier galvanizza i suoi sostenitori invitandoli a «tenere il motore acceso perchè potrebbe arrivare un’altra campagna elettorale» dove lui e il Pdl contano di vincere: «Siamo tornati ad essere primi in Italia, abbiamo quattro punti di vantaggio sugli avversari». Berlusconi è sicuro di recuperare alla causa i voti pdl migrati verso il M5S: «Avete visto che personaggi sono?». «Dilettanti allo sbaraglio» tutto «incompetenza» e «volgarità ». A partire da Milena Gabanelli, che Beppe Grillo avrebbe voluto al Quirinale: «La signora di Report che vuole mandare tutti in galera. Poi finiva che al suo posto su Raitre ci sarebbe andato Prodi…». Già, Prodi. Quello che Berlusconi vede come un incubo in ottica Quirinale. «Sarebbe un colpo di mano», attacca Renato Brunetta, capogruppo a Montecitorio. Ma ormai il Cav e il Pdl non si fidano più di Bersani in vista di una quarta votazione dove potrebbe accadere di tutto. Infatti a sera, nonostante la tenacia di Marini, il coordinatore Denis Verdini ufficializzava tutti i timori sul possibile dietrofront di Bersani rispetto all’intesa con il Pdl: «Il Pd deve prima ricompattarsi e con quei numeri non è facile. Quindi la situazione è aperta».