Roma, spiaggia di Capocotta, stabilimento Mediterranea. Valentina Lodovini arriva con delle occhiaie che, con rispetto parlando, ci vorrebbe uno speleologo per misurarne il fondo. «Sto lavorando come una matta, non ho dormito niente, ma mi sono detta: “Tanto ce Simone (il truccatore, ndr), so’ cavoli suoi”», sbuffa con quella noncuranza per l’aspetto che è il segreto del suo fascino (e forse anche della sua bravura d’attrice). Alessandro Preziosi piomba mezz’ora dopo, si toglie, mette e ritoglie l’apparecchio per i denti, propone di spartire un caffè, ne beve due sorsi e mi passa la tazzina (la trovate all’asta su eBay, la tazzina: i Ris di Parma confermeranno che sì, in quel rivoletto di saliva sul bordo sinistro c’è il dna del più amato dalle italiane). L’inizio è un po’ pulp, ma ha il pregio di fissare due cose: Valentina è più intelligente che bella e il divismo distante di Alessandro è solo una maschera difensiva (ma anche “offensiva”, come vedrete a fine intervista). Assieme li trovate, oltre che in questa intervista doppia, in Passione sinistra, il film di Marco Ponti (esce il 18 aprile) dove lei fa la progressista piena di ideali e confusione e lui il destrorso ricco e disimpegnato. Opposti che prima si detestano, poi si distraggono e alla fine… Il tema è la politica; tanto, se si sfiorassero i sentimenti, la Lodovini risponderebbe che «è fidanzata con il cinema» e Preziosi, be’, lo scoprirete in fondo a queste righe. La vostra esperienza più “politica”? Valentina: «Poca roba, non sono mai stata neanche rappresentante di istituto. Ho partecipato all’occupazione del liceo scientifico Piero della Francesca, a Sansepolcro, ma non ero tra i leader della protesta. Per dire, non ho mai dormito a scuola: la sera tornavo a casa per vedere i film». Alessandro: «Io ho avuto un rapporto intermittente, non convinto con la politica. Anche se in famiglia se ne parlava tanto. Sono molto distante da Giulio, il mio personaggio di Passione sinistra. Tanto che, appena mi è arrivata la sceneggiatura, mi sono chiesto: “Ma come vive un conservatore, un liberale, uno che se ne frega?”. Da quello che ho capito, c’è molta più chiarezza e coerenza in un uomo di destra. L’uomo di sinistra, e lo so per esperienza personale, è meno cristallino, tende a voler piacere di più». Scusi, ma lei ha avuto nonno e papà smelaci eli A vellino: il primo, Olindo, era monarchico, il secondo, Massimo, stava con la De. Avevo dato per scontato che lei fosse di destra. «Io ho sempre creduto in Berlinguer, anche se ero piccolo quando lui era grande. Poi ho creduto in Occhetto, più vicino alla mia generazione. Sono stato un sostenitore del movimento radicale. Sono un uomo più da movimenti che da partiti». E del Movimento 5 stelle cosa pensate? Ale: «Penso male del “grillismo”: è un’etichetta che serve a circoscrivere una cosa grande a una singola persona. Come se Grillo fosse dio e gli altri delle pecore. Credo nei loro punti: la riduzione costi, l’esclusione degli impresentabili. Ma Grillo vuole una politica gestita in modo telematico, in Rete. E sbaglia perché la politica è confronto». Vale: «Grillo ha due grandi meriti: ci ha scosso dal torpore e ha riportato la politica in piazza, fuori dalla tv. La sua voce è potente, a volte prepotente. E mi chiedo: la sua contestazione saprà diventare azione?». Questo è il periodo più buio che abbiamo mai vissuto? Vale: «A livello umano, sociale e po litico sì. Economicamente, stavamo peggio neH’immediato Dopoguerra, ma lì c’era una ricchezza incalcolabile: la speranza». Ale: «Sì, perché mai come ora abbiamo smesso di pensare alla grandezza. Ci credo tanto, nella grandezza, che farei pure il Ponte sullo Stretto. In America se apri un’attività da 500 mila dollari, e impieghi dieci persone, ti danno la carta verde. In Italia, ti spediscono le ispezioni della Asl per riempirti di multe». Come se ne esce? Vale: «Con la rivoluzione. E la ghigliottina: una metà di me li farebbe fuori tutti, i disgraziati che ci hanno portati fin quaggiù. L’altra metà li manderebbe in esilio, ma lontani: in un altro continente». Ale: «Io sono meno cruento. Se ne esce con una maggiore attenzione a come si crescono i figli. La rivoluzione si dovrebbe fare nelle famiglie: bisogna insegnare ai ragazzi a pensare, ad avere delle idee e a difenderle». C’è qualcuno che ci può traghettare fuori da questo sfacelo? Vale: «Mi garba Laura Boldrini, e non solo perché è donna: ispira fiducia. E spero che alle belle parole, faccia seguire i fatti». Ale: «Io». Addirittura. Ale: «Io Alessandro come infinitesima parte di un “io collettivo”: tutti dobbiamo fare il nostro». Vale: «Si è svegliato filosofo, oggi». Ale: «La politica avrebbe bisogno di un Papa Francesco: sembra felice di quel che fa, manda messaggi chiari e ti lascia l’impressione che non saranno disattesi». Chi vorreste al Quirinale? Vale: «Emma Bonino». Ale: «Io voto un Napolitano bis». In Passione sinistra c’è una scena esilarante in cui incontrate Marco Travaglio. Se lo incrociaste davvero, cosa gli direste? Vale: «’’Marco, mi piaci perché non stai in silenzio”. Lui ci fa conoscere delle cose, troppi giornalisti si astengono. Voglio tatuarmi addosso questa frase di Peppino Impastato: “La conoscenza ci salverà”». Ale: «Io gli chiederei se quella volta che andò ospite di Luttazzi, a Barracuda, era consapevole che sarebbe diventato una celebrità per il modo in cui espone le cose, più che per le cose che dice. Gli direi: “Sei conscio che quello che tu hai fatto, in quel giorno, sarebbe stata la più grande fortuna della tua vita, l’inizio di una carriera inarrestabile?”. Non credo che il suo obiettivo, come per Sgarbi, sia di diffondere un modo di pensare: lui diffonde se stesso. Essere monotematico in modo ossessivo, poi, non gli rende merito come giornalista». Se incontraste Berlusconi, cosa gli direste? Vale: «Basta con la retorica della politica. Ascolti la gente». Ale: «Ci pensavo proprio oggi sotto la doccia, perché Berlusconi occupa spesso i miei pensieri. Silvio aveva una grande chance, quella di dire: “Signori, ho sbagliato, ho fatto cose frutto di una mentalità sbagliata, ora cercherò di fare gli interessi del Paese”. Ovviamente non l’ha fatto». E se incontraste Bersani? Vale: «Basta con la retorica. Ascolti la gente». Ale: «Ma cos’è, un disco? Io gli direi: “Impedisci a Crozza di prenderti per il culo”». Valentina, lei potrebbe mai stare con un pidiellino? Vale: «Così, a tavolino, le dico di no: crederemmo in cose troppo diverse, incontrarsi sarebbe difficile. Però, chissà: le larghe intese, nell’amore, funzionano. In politica no». Ale: «Io anche con una leghista, una maoista, una laburista, una catto comunista. L’amore per una donna ha la meglio su tutto: quando ti innamori, ti innamori anche delle idee che non condividi». La cosa più di sinistra che abbiate mai fatto? Vale: «Tenermi la mia Toyota Yaris: è del 1999, si chiama Clara». Ale: «E chissà quanto inquina». Vale: «Ho messo il gpl. E poi vivo in un appartamentino a Roma nord, in affitto». Ale: «Io leggo e rileggo i libri di Giorgio Bocca». E la cosa di destra? Vale: «Ora ho sul viso una crema al caviale, ma io non la comprerei mai. Faccio regali di lusso, quello sì». Ale: «Nuoto a delfino. E uno stile molto vitalista, vigoroso, quasi fascista. Lo stile libero, invece, è un po’ centrista, da Udc corrente mastelliana». Valentina dice che la parte più bella del suo corpo è il polso. Vale: «E affusolato, elegante». Ale: «Tu di te stessa non capisci niente. Come molte donne, del resto». E che si dà quattro in bellezza. Vale: «Sono insicura: per fortuna ho un lavoro in cui devo esprimermi, non mostrarmi. Per me le altre sono tutte più belle. Alla Chiatti, per esempio, darei dieci e lode». Ale: «Che ipocrita! Io a Valentina do otto». E alla Chiatti? Ale (.sognante, ndr): «Eh, alla Chiatti, ragazzi, alla Chiatti do nove. Vuoi mettere la Chiatti con la Lodovini?». Vale: «Ma chi è il Gabibbo,
che lo mette in mezzo alla bionda e alla mora? Su faccia il serio». La prima volta che vi siete visti, cosa avete pensato? Vale: «Che era giusto per il ruolo. Che è un uomo di cui ti puoi innamorare anche se non la pensi come lui». Ale: «Che ero fortunato a lavorare con un’attrice così. Poi, il primo giorno, lei si è seduta in un modo tale, sul tavolo del regista, che ho pensato: “Ci divertiremo” ». (Simulando una complicità che non c’è) Eh, marpione… Ale: «Non banalizzi, la prego: quando si è seduta così, ho capito che tra noi ci sarebbe stata empatia. Quella speciale forma di empatia che viene dal pensarla in modo diverso su tutto. Ci siamo beccati senza sosta, sul set». Valentina, lei hai girato con i più belli del nostro cinema: Scamarcio, Argenterò, Alessandro Gassmann. Cos’ha di diverso, Preziosi, dagli altri? Vale: «Fammelo vede’… E molto buono, buono con la “u”. Non che gli altri non lo siano, eh, ma lui ha una bontà particolare». La Lodovini dice sempre: «La gente non deve sapere nulla di me, sennò vede il personaggio e non l’attrice. Perderei credibilità». Vale: «Confermo». Quindi mi sta dicendo che Preziosi non è credibile: dei suoi amori sappiamo tutto. Vale: «Non lo so se la gente pensa alle sue love story, quando lo vede sullo schermo. E una cosa che su di me fa effetto». Ale: «Può darsi che non sia credibile, però non è colpa mia. Io il gossip lo subisco. E mi chiedo: se non fossi paparazzato in continuazione, verrei percepito in modo diverso come attore?». L’intervista è finita. Mentre Valentina si veste per le foto, Alessandro mi blocca e dice: «Senti, scrivi che le ho dato otto, in bellezza, solo perché, se lo metti orizzontale, l’otto diventa il simbolo dell’infinito. Mettila così, dai, sennò poi lei si incavola». Provo a mercanteggiare, dico che la scrivo, la cosa dell’infinito, se in cambio mi parla un po’ di Greta Carandini, la ragazza con cui Preziosi sta da un anno. Lui mi fulmina con un endecasillabo: «Io se fossi in te eviterei ». E lo dice con una faccia così diversa da quella con cui mi aveva offerto il suo caffè che io, alla fine, evito.