Un flauto traverso comparso la sera di mercoledì 3 aprile durante la trasmissione Tv Chi l’ha visto? riapre il caso. E forse schiude la porta su un mistero che dura da 3 0 anni e che ha attraversato la vita di tre Papi. Era il 2 3 giugno 1983 quando Emanuela Orlandi, 15 anni, uscì di casa infilando il suo flauto nello zainetto per andare a lezione di musica nel complesso della basilica romana di Sant’Apollinare: non tornò mai più a casa. scomparsa della ragazza. Non è escluso che i rilievi scientifici possano dare, attraverso l’analisi del Dna, quelle conferme che Pietro e Natalina Orlandi, fratello e sorella di Emanuela, aspettano dal 1983. L’uomo che la sera di martedì 2 aprile, il giorno prima della trasmissione, si è presentato alla redazione di Chi l’ha visto? autoaccusandosi di essere in qualche modo coinvolto nella vicenda (dopo 3 0 anni il reato di favoreggiamento è caduto in prescrizione) e sostenendo che Emanuela sarebbe ancora viva, ha indicato come prova che non stava mentendo il luogo dove era conservato il flauto: in una zona periferica di Roma, sotto una formella su cui è incisa una stazione della Via Crucis. Vedremo se le perizie confermeranno il suo racconto. Di certo l’esigenza di conoscere la verità su un caso che è uno dei misteri più fitti, intrecciato a leggende e depistaggi di ogni genere, è sempre più estesa e pressante. L’impegno di Papa Francesco Il Papa emerito Benedetto XVI aveva più volte spronato affinché fosse data giustizia ai familiari, peraltro vicini a San Pietro: Ercole Orlandi, il papà di Emanuela, morto nel 2 0 0 4 , lavorava in Vaticano. Con insistenza si parla di un fascicolo documentato che sarebbe ora a disposizione del nuovo Papa, Francesco. A lui si è rivolto Pietro, il fratello di Emanuela: «Il Papa mi ha chiesto “Sei il fratello di Emanuela?”, io l’ho pregato di aiutarmi a far emergere la verità e lui mi ha stretto più forte la mano». Dice Giuseppe de Lutiis, storico dei servizi segreti che su questo e altri casi ha scritto molti libri: «Ci vorrebbe un galantuomo del Vaticano che racconti come stanno le cose». Anni 80, la pista Alì Agca Per almeno 15 anni le piste battute sono state quelle del terrorismo internazionale e del collegamento con l’attentato a Papa Wojtyla, a San Pietro, il 13 maggio 1981. Ancora poche settimane fa Alì Agca, l’uomo che tentò di assassinare Giovanni Paolo II, ha detto che Emanuela sarebbe viva e che sarebbe stata rapita per essere usata come ostaggio da restituire in cambio della sua libertà. L’intreccio su cui si è concentrata l’attenzione degli inquirenti e degli investigatori è invece quello che mette insieme la basilica romana di Sant’Apollinare, la banda della Magliana e ambienti del Vaticano. Anni 90, il mistero Sant’Apollinare Già a metà anni Novanta un magistrato romano aveva aperto un fascicolo per capire se le dichiarazioni di Agca rientrassero in un piano di depistaggio per sviare l’attenzione da fac cende molto più “umane”. A luglio del 2005 , poco più di due mesi dopo l ’elezione di Papa Benedetto XVI, una telefonata anonima, sempre alla trasmissione Chi l ’ha visto?, diede la più clamorosa svolta alla vicenda: «Per c a pire la storia di Emanuela Orlandi», diceva la voce sconosciuta, «andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare…». A riposare nello stesso luogo dove sono sepolti due Papi c erano i resti di Enrico “Renatino” De Pedis, pluriomicida affiliato alla Banda della Magliana, ucciso il 2 febbraio 1990 . «Credo che la decisione di “ospita re” De Pedis a S a n t’Apollinare», dice ancora de Lutiis, «fu presa per l ’intervento di un alto prelato che aveva un legame molto forte con Renatino». Maggio 2012, di chi sono quelle ossa? Su disposizione dei magistrati romani pochi mesi fa è stata aperta la tomba di De Pedis: sono state trovate anche ossa non sue. Resti antichi, forse. Ma la Procura della Repubblica ha incaricato al cuni periti di analizzarle. Presto sapremo chi era sepolto insieme a De Pedis? 2013, il sospetto di padre Àmorth De Pedis è stato tirato in ballo anche da padre Amorth, ex esorcista: ha dichiarato che Emanuela fu vittima di un festino finito male. Forse avvenuto tra le mura di Sant’Apollinare, il luogo da dove, secondo alcuni, Emanuela non sarebbe mai più uscita, oppure in un palazzo poco distante dal luogo in cui la giovane ragazza avrebbe seguito due persone delle quali si fidava, tanto da salire sulla loro auto. La scuola di musica di Sant’Apollinare però non esiste più. E la chiesa apre una volta solo al giorno. Per la messa delle dodici.