Questione di feeling. Malinconico e scontroso Giulio Tremonti, fattivo e gaudente Marco Milanese: tra l’ex ministro dell’Economia e il suo consigliere politico c’è sempre stata un’intesa fondata sulla diversità. Ma il sodalizio è sul punto di spezzarsi e la rottura si annuncia clamorosa. Oggetto del conflitto quell’appartamento di via di Campomarzio, con salone affrescato, del Pio Sodalizio dei Piceni, intestato a Milanese ma destinato a Tremonti, che tanti problemi ha procurato a entrambi. Reduce da una condanna a 8 mesi per finanziamento illecito, l’ex deputato Pdl ha deciso di presentare il conto, in senso stretto. Ha spedito una lettera in cui chiede la restituzione di 174 mila euro, cifra equivalente al costo di varie mensilità da lui anticipate, per la sontuosa dimora da 8.500 euro al mese, più saldo finale da 25 mila euro per l’interruzione anticipata del contratto. I PRIMI CONTATTI non hanno dato esito, siamo alle richieste scritte, ma se Tremonti non dovesse soddisfare la richiesta, Milanese non esiterebbe a rivolgersi alla giustizia civile. Uno tsunami. L’accusa dell’ex consigliere si abbatte su un Tremonti nel frattempo indagato per aver occupato una casa ristrutturata a spese altrui, ovvero della Edil Ars di Angelo Proietti che in cambio avrebbe ottenuto appalti dalla società informatica Sogei. Il solito girone infernale. Per l’ex ministro si annuncia una ripida discesa: da ospite a pagamento a beneficiario di un “favore” da 250 mila euro, il costo dei lavori, e ora anche inquilino moroso. Bisogna ritornare all’infuocato luglio 2011 quando, ai margini della scandalo P4 e di uno scontro al calor bianco tra due cordate della Finanza, scoppiò l’affaire di via Campomarzio. Tremonti decise di uscire allo scoperto e in un’intervista a Repubblica , fece dichiarazioni a dir poco clamorose: “Ho fatto una stupidata… ho un’unica casa a Pavia, nei tre giorni che trascorro a Roma ho sempre dormito in albergo o come ospite della Guardia di Finanza. Ma non mi sentivo più tranquillo. Nel mio lavoro ero spiato, controllato, pedinato. Per questo ho accettato l’offerta di Milanese”. SPIATO, controllato, pedinato, tre parole e si scatenò il finimondo. La toppa era di gran lunga peggiore del buco, l’intervista doveva riparare al disastro di una prima avventata dichiarazione, fatta al procuratore di Roma che lo aveva convocato come persona informata dei fatti: “Sono ospite pagante, 4 mila euro, la metà dell’affitto, tra me e Milanese c’è un rapporto assolutamente fiduciario. Sì, qualche volta pagavo cash”. Anche i ministri pagano in nero? La polemica divampò e lui corse ai ripari. Il 28 luglio comparve l’intervista, la notte precedente il ministro aveva già traslocato. Agli atti dell’inchiesta c’è la testimonianza di Maurizio Todini, portiere dello stabile di via Campomarzio, ascoltato a verbale il 7 settembre 2011 dal pm Piscitelli, che nella notte tra il 26 e il 27 luglio attorno alle 21,30, aveva visto dalla finestra un camion bianco con la cabina celeste. “Il trasloco durò alcune ore, non so a che ora sia finito perché sono andato a dormire. Nessuno mi ha suonato, gli operai avevano le chiavi della casa. Sul camion non c’erano scritte”. A confermare ai pm di Napoli che la casa era in uso a Tremomti è stato Alfredo Lorenzoni, segretario generale del Pio Sodalizio: “La Edil Ars aveva presentato un preventivo da 400 mila euro, ma secondo il nostro prezzario i lavori non ammontavano a più di 250 mila… Fu Proietti il primo a dirmi che la casa era destinata a Tremonti, ma ne ebbi conferma di persona: la presenza del ministro non passa inosservata per via della scorta, del segretario, per la notorietà del personaggio. So che doveva restare riservata, Todini mi disse che a un poliziotto aveva detto che vi abitava Milanese”. Quest’ultimo, a dire dell’amministratore, è titolare di un altro appartamentino in via dei Prefetti, ma non vi abita più da tempo. L’EX CONSIGLIERE vive alla Camilluccia. I lavori eseguita dalla Edil ars furono scalati dal canone dell’affitto: dal febbraio 2009 al luglio 2010 il Pio sodalizio non percepì un soldo, nei 12 mesi successivi il mensile fu dimezzato, solo nell’ultimo anno l’affitto fu pagato a prezzo pieno. In tutto 174.819, 72. Fino all’ultimo centesimo, chiede Milanese. Per Tremonti si pone il dilemma: se paga avalla l’accusa di evasione fiscale, non ha ricevuta, se nega di aver usufruito dell’alloggio smentisce se stesso? Si apre la terza via: era ospite di Milanese e non gli deve un soldo. Finirà in Tribunale.