La lotta in difesa dell’im – migrato vince su tutto. E’ que – sto, evidentemente, il principio base del Pd, che di fronte al bivio tra il sindacato e il clandestino preferisce sciogliere lo storico patto con la Cgil e dareman forte all’ingresso in Italia degli immigrati per i lavori stagionali. A fare da sfondo all’insolito scontro c’è l’attuale crisi economica, che avrebbe convinto anche gli operai italiani a lavorare nei campi. Ma non basta. Tra i disoccupati del Nord Italia e quelli del Nord Africa, il Partito democratico preferisce dare lavoro agli immigrati: nonostante gli stranieri abbiano perfino ammesso di «avere pagato » per essere chiamati nel Bel Paese, senza poi trovare l’im – piego promesso (ma un implicito via libera alla clandestinità). Tutto parte da un articolo pubblicato ieri da La Repubblica, in cui si parla della rivolta della «bassa Padania per ottenere quei posti» fino ad ora appannaggio degli stranieri. Ovviamente si parla di impieghi sottopagati «dai 2,5 ai 5 euro all’ora». Quindi la Cgil, per una volta d’accordo con la Cisl, propone di applicare le tariffe stabilite dal contratto nazionale, «8,58 euro lordi all’ora», spiegando che «a quel punto moltissimi italiani si sarebbero messi in fila per piantare meloni, angurie e zucche». Una proposta sensata, verrebbe da pensare, tanto da riuscire a unire sindacati di opposte fazioni. Invece arriva il delegato Pd all’immigrazione, il responsabile nuovi italiani del Pd, Khalid Chaouki, a portare avanti la polemica con un diverso punto di vista. «La richiesta della Cgil e Cisl di Mantova di fermare le quote di ingresso dei lavoratori stagionali, per dare la precedenza ai lavoratori italiani, è un modo sbagliato di affrontare il problema della crisi nel mondo del lavoro. In questo momento di profonda crisi serve uno sforzo comune per incentivare il lavoro e promuovere lo sviluppo », ha commentato ieri in una nota il rappresentante del Partito democratico. «Tra l’altro», ha proseguito Chaouki, «a contraddire quanto denunciato dalle organizzazioni sindacali sono i dati Istat, che hanno dimostrato come anche gli immigrati sono stati notevolmente colpiti dalla crisi e come in tanti abbiano scelto di lasciare l’Ita – lia». Semmai il problema serio su cui insistere, ha concluso il 30enne natio di Casablanca, «è quello dello sfruttamento dei lavoratori applicando e rafforzando le misure contro i datori di lavoro che abusano delle condizioni disperate delle persone. Bisogna prestare attenzione a non alimentare, in questo periodo di difficoltà per tutti, una triste lotta tra lavoratori». Ma nella non lotta, per ora, a perderci sono gli italiani. Inoltre secondo Cgil e Cisl Mantova, «i numeri parlano chiaro. Nel 2012 sono state presentate 1.544 domande per le 1.500 quote assegnate. Su 815 la direzione provinciale del lavoro ha dato parere positivo, facendo arrivare 815 braccianti. Ma i nulla osta sono stati 236 e soli 82 i contratti effettivamente firmati », si legge su Repubblica, che spiega chiaramente le speculazioni che stanno alla base. Basti pensare alle recenti condanne per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. «Fra loro c’erano anche agricoltori che facevano pagare fino a 6-7mila euro per una finta assunzione nei campi. Tutti noi abbiamo pagato per arrivare in Italia», confessa un bracciante, «Per farci arrivare qui il mediatore dava mille euro all’imprenditore che presentava domanda delle quote e poi ne chiedeva quattromila a noi». Ma non è tutto. C’è anche chi incassa l’assegno mensile e «poi ne restituisce una parte in contanti al datore di lavoro». E allora, invece di dare una speranza agli italiani (40enni o 50enni qualificati rimasti senza impiego) e contemporaneamente mettere in difficoltà il mercato dell’im – migrazione clandestina e del lavoro irregolare, il Pd preferisce mantenere questa situazione che favorisce lo sfruttamento.