Nutti gli occhi sono puntati sulla Corea del Nord, ma le orecchie sono rivolte alla Cina. La posizione di Pechino è considerata da parte degli analisti e delle potenze in causa quella capace di risolvere o meno la crisi. La Cina può portare a un ripensamento Kim Jong un, opzione diplomatica alla quale si sta lavorando, confermare l’appoggio alle mire nucleari della Corea del Nord, ipotesi piuttosto sfumata, oppure abbandonare l’alleato al suo destino, scelta che pare stia trovando consensi a Pechino. Ieri intanto i nordocoreani avrebbero spostato lungo la costa alcuni dei missili amedio raggio, dopodiché gli Usa hanno confermato l’invio di missili nella base del Pacifico di Guam. Zhang Yesui, viceministro degli Esteri, ha specificato che la Cina ha una “profonda preoccupazione per la situazione attuale”, e ha aggiunto che si aspetta che l’escalation della tensione sia “disinnescata”. “Tutte le parti – ha aggiunto – devono mantenere la calma e dare prova di moderazione e non intraprendere azioni provocatorie e capaci di peggiorare la situazione”. Dopo i test nucleari di febbraio Pechino per la prima volta votò convinta le sanzioni e si premurò anche di farle rispettare. D’altro canto le falle delle sanzioni passavano sempre attraverso la frontiera Cina-Corea, dove i funzionari chiudevano spesso un occhio a causa del generale clima di appoggio di Pechino nei confronti del regime nord coreano. Ma la Cina ormai sembra pronta a cambiar politica: non a caso da Giappone e Usa si sono alzate voci circa i progressi nelle relazioni con Pechino. La Cina viene vista come l’unico paese che può accompagnare Kim Jong un a eventuali tavoli di trattativa. Cina e Corea del Nord sono alleati, ancora. Secondo fonti dell’esercito cinese pubblicate dai quotidiani giapponesi però, la Cina avrebbe fatto sapere di non aver più alcun controllo sulle decisioni di Kim Jong un. Il metodo di provocazioni continue di Pyongyang evidentemente ha stancato anche Pechino. Sarebbero da leggere i quest’ottica i movimenti di truppe segnalati al confine tra Cina e Corea. Secondo molti analisti e alcune fonti cinesi, questi ammassamenti di truppe esprimerebbero l’interesse alla difesa del territorio in caso di crollo del regime nord coreano, piuttosto che di supporto a Pyongyang. La diplomazia cinese, anche sulla base delle ultime dichiarazioni molto critiche, sembra aver optato per l’abbandono della Corea e l’apertura di una nuova stagione diplomatica rispetto a Corea del Sud, Giappone e Usa. Del resto la Cina ha molte contese territoriali in Asia e una Corea del Nord in escandescenza non conviene. Sarebbe un passo probabilmente già effettuato se non ci fossero resistenze interne: veterani dell’esercito e molti degli anziani del Partito vedono ancora oggi la Corea del Nord come lo stato cuscinetto capace di mantenere gli Usa distanti da Pechino. Se il Nord dovesse crollare, nell’immaginario politico di Pechino, ci sarebbe una Corea unificata ma sotto controllo Usa. E questo significherebbe avere Washington vicino – troppo vicino – al confine cinese.