Non si è presentata in aula, quando avrebbe dovuto testimoniare al processo che porta il suo nome: era a fare una lunga vacanza in Messico. Ieri però Ruby si è materializzata sulle scalinate del palazzo di giustizia di Milano, per protestare contro i magistrati che non la vogliono più sentire come teste. Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, ha portato con sé due cartelli e un comunicato stampa di sei pagine, che ha letto davanti a una selva di telecamere e microfoni, senza però rispondere alle domande che le venivano poste. I CARTELLI dicevano: “Caso Ruby: la verità non vi interessa più?”; e “Voglio difendermi dalle bugie e dai pregiudizi”. Il comunicato esprimeva dolore e rabbia per non essere stata ascoltata come testimone nei due processi in cui è parte offesa, quello con imputato Silvio Berlusconi e quello con alla sbarra Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede. “Voglio che si comprenda di chi è la colpa della mia sofferenza. Voglio che si sappia che la colpa è di quella stampa che per colpire Silvio Berlusconi ha fatto del male a me”. Sotto accusa i giornalisti: “Mi hanno violentato pubblicando le intercettazioni telefoniche che mi riguardavano. Le stesse persone che manipolando la verità mi hanno trasformato in quella che non sono: una prostituta”. Ma ce n’è anche per i giudici: “La colpa della mia sofferenza è anche di quei magistrati che, mossi da intenti che non corrispondono a valori di giustizia, mi hanno attribuito la qualifica di prostituta, nonostante abbia sempre negato di aver avuto rapporti sessuali a pagamento e soprattutto di averne avuti con Silvio Berlusconi”. Non solo: Ruby dice di essere stata “vittima di uno stile investigativo (…) fatto di domande incessanti sulla mia in timità, sulle mie propensioni sessuali”. Seguono accuse dirette e gravi (se fossero vere) a chi ha fatto le indagini: “Nulla di tutto ciò è stato messo a verbale, anzi dei ripetuti interrogatori che ho subito, solo alcuni sono stati verbalizzati e sul testo di alcuni non ho neanche apposto la firma”. MA FORSE fa finta di considerare interrogatori anche i colloqui con le assistenti sociali. “Quando è stato chiaro che non avrei accusato Silvio Ber lusconi”, continua Ruby, “s ono iniziate le intimidazioni subliminali… una vera e propria tortura psicologica”. Ecco dunque le bugie, le “storie inverosimili”: “Ho ceduto di fronte alla pressione incessante dei magistrati”. Ruby chiama, la corazzata Mediaset risponde. Poche ore dopo lo show della ragazza, partono tg e programmi da campagna elettorale, che amplificano le sue tesi, come un incredibile Speciale Tg4 con ospite un volutamente disinformato Paolo Liguori. Dell’attività di prostituzione di Ruby, povera ragazza sbandata approdata a Milano, parlano più testimoni. Ma c’è anche la sua voce registrata nell’auto della polizia, il pomeriggio del 27 maggio 2010, quando è fermata per furto e sta per essere portata in questura. Ruby al poliziotto: “Dai, vengo con te a fare l’amo – re…”. Agente: “No, te con me non vieni da nessuna parte”. Ma Ruby non è accusata di nulla: è parte lesa nei processi. Il reato di prostituzione minorile è contestato a Berlusconi: per farlo, secondo il codice, è sufficiente dimostrare che la minore, dietro pagamento, sia stata inserita in un contesto sessuale, come era (secondo l’accusa) quello delle feste con spogliarelli e toccamenti del bunga-bunga. QUANTO alla decisione di non sentirla come teste, nel processo in cui Silvio Berlusconi è imputato di concussione e prostituzione minorile, la scelta finale è stata dei difensori dell’ex premier, che avrebbero potuto opporsi a quanto chiesto dall’accu – sa. Nell’altro processo, con Minetti, Mora e Fede imputati di favoreggiamento e induzione alla prostituzione, anche minorile, il dibattimento non è ancora chiuso e non è detto che il collegio non chieda di sentirla. E Mubarak? “Mi serviva a mostrare un’origine diversa, lontana dalla povertà in cui sono nata e cresciuta”, dice Ruby. Esibisce (ma non fa vedere) un vecchio passaporto su cui ci sarebbe scritto Mubarak: comunque un falso, che non spiega nulla. Mozione degli affetti finale: “Voglio che mia figlia sia fiera di sua madre”. E domanda conclusiva: non è che il Ruby-show di ieri davanti al tribunale potrà diventare, nelle prossime settimane, materia nuova per chiedere alla Cassazione una seconda rimessione per legittima suspicione, dopo la probabile bocciatura della prima, e bloccare il processo a Berlusconi per altre preziose settimane?