Bersani ha fallito il tentativo di agganciare i grillini, come avevamo previsto», Silvio Berlusconi si gusta l’insuccesso del presidente incaricato. Il leader del Partito democratico aveva avuto «la presunzione», nei giorni scorsi, di «pensare di riuscire a convincere il Movimento 5 Stelle» a sostenerlo. Ma, ha riflettuto l’ex capo del governo, la cifra antisistema è tutto per Beppe Grillo e l’ex comico è «stato bravo» a tenere uniti i suoi parlamentari scongiurando un’emoraggia di senatori, quelli «più vicini alla inistra ». Che «non sono pochi». Missione fallita. In diretta streaming oltretutto: «Che brutta figura che ha fatto Bersani ». E adesso che il dialogo con il Popolo delle libertà è ciò che rimane al segretario democratico per assecondare le proprie ambizioni di premiership, ecco che Berlusconi alza la posta. Silvio è stato chiaro: «Siamo pronti ad agevolare la nascita di un governo Bersani, siamo in una situazione in cui i due partiti più grandi devono dialogare per il bene del Paese, la crisi economica è drammatica». Ma la contropartita è quella più alta di tutte: il Quirinale. «Deve essere eletto un esponente di centrodestra, la sinistra ha già fatto il pieno di tutte le cariche istituzionali pur non avendo vinto le elezioni». Non solo. Palazzo Grazioli, a questo punto, data la debolezza dell’interlocutore, rilancia chiedendo anche l’ultima parola sulla formazione del governo. Specie su caselle delicate come la Giustizia e lo Sviluppo economico. L’ex presidente del Consiglio ha scartato invece soluzioni di compromesso come la nascita di un governo di minoranza favorito dall’uscita dall’aula dei senatori pidiellini. Così come l’ipotesi che il Pd possa sottoporre al Pdl una rosa di nomi per il Quirinale. Tutte opzioni deboli, agli occhi del Cavaliere: «O Bersani si impegna pubblicamente o non se ne fa nulla». In serata arriva un botta e risposta tra le due parti che dovrebbero dialogare: «Dal giorno successivo al voto fino a oggi», ricorda Angelino Alfano in una nota ufficiale, «il Pd non ha mai realmente corrisposto al nostro comportamento responsabile e di buon senso e non ha mai formulato alcuna seria apertura». Bersani e i suoi non hanno «affrontato i temi economici che davvero importano al Paese», ma si sono preoccupati invece di «occupare tutte le cariche istituzionali» e di «inseguire ogni estremismo e giustizialismo ». Il segretario del Pdl chiude la porta al dialogo. Ma senza dare le mandate: «La vicenda è chiusa e l’ha chiusa Bersani che ora si trova nel vicolo cieco in cui si è infilato. Sta a lui, ora, rovesciare la situazione, se vuole e se può». Ultima chiamata. Il Pd? «Non intende legare il percorso del governo a un negoziato sul futuro presidente della Repubblica »: lo ha chiarito una velina fatta girare dal Nazareno dopo le dichiarazioni di Alfano. «Se le parole dell’ex Guardasigilli fossero un’allusione a un’eventua – le trattativa sul Quirinale il Pd non sarebbe disponibile», hanno assicurato dal lato di Bersani. C’è ancora tempo per la trattativa però, come fanno sapere dai democratici, «48 ore sono lunghe da passare». È il tempo che Bersani ha dato ai partiti per concludere la riflessione sulla formazione del governo. Ma la mano tesa dal Cavaliere, se solletica l’ambizione di Bersani, a un passo dal risultato della vita, è guardata di traverso da buona parte dei democratici. Che non hanno alcuna voglia di legarsi all’uomo di Arcore. Non vogliono avere niente a che fare con lui. Allora l’epilogo più realistico è che Pier Luigi rientri al Quirinale stasera (o al più tardi domani mattina) per informare Giorgio Napolitano che no, non ha i numeri al Senato per formare un esecutivo politico. Il Capo dello Stato è già pronto alla bandiera bianca bersaniana. Al Colle stanno preparando la riedizione del “governo del Presidente” riapplicando la formula che ha portato a Palazzo Chigi Mario Monti. Un governo che abbia un sostegno trasversale. Che, in un tot di mesi vari le misure necessarie all’economia, e che permetta al Parlamento di approvare la nuova legge elettorale prima di tornare al voto. Ma c’è ancora una notte e un giorno. E chissà che alla fine Bersani non decida di andare incontro all’abbraccio di Berlusconi.