Ci sono due ipotesi. La prima è che ieri mattina all’in – contro con i capigruppo del Movimento 5 stelle, Vito Crimi e Roberta Lombardi, ci fosse Maurizio Crozza e non il vero Pier Luigi Bersani. Depone a favore di questa ipotesi una serie memorabile di battute tragicomiche del tipo: «Guardate che qui è una cosa seria, anche se siamo in streaming», oppure «pensare di fermare l’intelligenza con gli insulti, è come pensare di fermare l’ac – qua con le mani…». La seconda ipotesi è che invece a quell’incontro ci fosse Bersani in persona, con gravissimi problemi di udito. È l’unica spiegazione possibile per un politico navigato che nelle ultime ore si è sentito dire: «Gargamella » (Beppe Grillo tutti i giorni), «Padre puttaniere» (Beppe Grillo ieri), «i capigruppo portavoce del M5 Stelle Vito Crimi e Roberta Lombardi incontrano il leader Pd per ribadire il no alla fiducia» (tweet di Beppe Grillo ieri mattina), «Votiamo no alla fiducia a Bersani» (decisione unanime gruppi parlamentari M5s), «La decisione per il Senato è stata votare no alla fiducia a un governo fatto da Bersani e dal Pd» (Vito Crimi dopo incontro con leader Pd), «mentre la ascoltavo mi sembrava di sentire una puntata di Ballarò. Sono venti anni che sentiamo dire queste cose» (Roberta Lombardi, rivolta a Bersani durante l’incontro), «non daremo l’appoggio esterno uscendo dall’Aula, perché di fronte a qualsiasi ipotesi di consentire la fiducia a Bersani diremo sempre no» (sempre la Lombardi, dopo l’incontro). Ecco, un politico nemmeno di primo pelo che si è sentito dire tutto questo se si presenta tre ore dopo come ha fatto Pier Luigi Bersani in conferenza stampa a dire «stiamo aspettando risposte dal M5 Stelle, adesso devono dire cosa vogliono fare», ha sicuramente grossi problemi di udito. INCONTRO AL COLLE Qualcuno deve avere allora consigliato a Bersani di passare dall’otorino prima di salire da Giorgio Napolitano questa sera sul Colle a raccontare il risultato delle sue consultazioni. E forse proprio quel passaggio dell’otorino deve avere fatto circolare la voce per tutta la giornata di ieri di un rinvio di 24 ore del faccia a faccia al Quirinale. È stato poi lo stesso Bersani a smentirla, assicurando che magari farà fare le ore piccole al povero Napolitano, ma salirà al Colle entro la serata di oggi: «Aspetto le risposte giovedì e vado da Napolitano, poi non sto qui a calcolare ora più, ora meno». Il Bersani-Crozza o il Bersani- Bersani con problemi di udito ieri si è esposto all’enne – sima umiliazione da parte di Grillo e dei suoi parlamentari, continuando a proseguire su quella sola strada che fin qui lo ha fatto schiantare provocando lacerazioni e profondi malumori anche all’interno del suo partito. Il segretario del Pd non ha nemmeno cercato di utilizzare la diretta streaming per provare a parlare agli elettori del Movimento 5 Stelle, che probabilmente erano gli unici in ascolto. Invece ha provato a convincere i due capigruppo M5s (ottenendo sorrisini ironici e commiserevoli) che lui e il suo mini-programma sono l’unica occasione di cambiamento per l’Italia, e che dicendo no a lui si sarebbero presi la responsabilità di affondare ogni ipotesi di cambiamento. Quelli gli hanno naturalmente risposto che il cambiamento si è già realizzato e che Bersani l’aveva in quel momento davanti agli occhi: i parlamentari del movimento di Grillo. Bastava passare la mano e fare proporre a loro con i loro criteri i nomi del nuovo esecutivo, e il problema era risolto. IL TONFO POLITICO Insomma, un tonfo politico di proporzioni mai viste, e incomprensibile perfino a gran parte del partito di Bersani: dal giorno dopo le elezioni il Movimento 5 stelle non ha mai lasciato nemmeno il più timido spiraglio verso un governo guidato dal segretario del Pd, eppure lui testardamente ha insistito a percorrere quella strada senza uscita trovando il muro su cui inevitabilmente sbattere la testa. Gli hanno fatto capire in ogni modo che lui è la malattia, non la possibile medicina. Ma Bersani sempre lì resta. Non sente e aspetta fino all’ultimo minuto, immaginando un impossibile ripensamento dei 5 stelle, o forse più realisticamente sperando in una comunque improbabile caccia all’uomo dei suoi senatori, per trovare in quelle fila lo Scilipoti della diciassettesima legislatura. Il suo problema però è che non gli basta trovarne uno o due: dovrebbe fare un’opa in poche ore su mezzo gruppo dei senatori di Grillo. Sporcando definitivamente l’immagi – ne sua e del suo partito per non ottenere uno straccio di risultato. Cosa che invece sarebbe più probabile volgendo lo sguardo verso il centro destra…