Questa è diventata la Formula Gomme», sintetizza Mark Webber. Al volgere della sera malese, salutato l’immancabile acquazzone (che manda al diavolo alcuni tentativi di simulazione-gara, inclusi quelli dei ferraristi), preso atto che la Lotus e Kimi Raikkonen, primi al pomeriggio e secondi al mattino, non paiono dei palloni gonfiatisi oltre il previsto (a Melbourne) e destinati ad afflosciarsi nel caldo umidissimo di Sepang, ecco che scoppia la grana delle coperture che non tengono. Si attendeva il «blistering», un fenomeno di bolle figlio delle alte temperature, ma stranamente si è incontrato l’opposto, il graining tipico del freddo. Ad ogni modo tanti battistrada, già messi a dura prova dall’asfalto abrasivo e dalle curve di Sepang, si sono scorticati o si sono riempiti di canyon. Alla Red Bull sono sull’incavolato andante ed è sintomatico che si innervosisca il team che, vista la qualità della sua macchina, dovrebbe essere più sereno di altri. «La verità è che adesso gli pneumatici sono diventati un fattore, anzi un controfattore: siamo aggrappati al loro rendimento» rincara la dose Mark il Canguro. Bombardata a distanza, la Pirelli fa sostanzialmente spallucce (Paul Hembery: «Secondo noi il degrado è nei parametri previsti»), salvo dover incassare anche la bordata di Sebastian Vettel: «Come va la macchina? Sembra bene. Ma non puoi definirlo: che senso ha ipotizzarlo se poi non sai quanto resistono le gomme? Il degrado è peggiore che a Melbourne, mi auguro di finire il Gp: non c’è proprio da divertirsi in questa situazione». Time out. Al di là delle arrabbiature dei campioni, un po’ eccessive perché le auto blu sono pur sempre ai primi posti e in linea con le attese, Sepang si sta confermando un setaccio: passano l’esame anche Raikkonen (ma non Grosjean, segno di una Lotus nella quale c’è uno scompenso tra i due piloti) e la Ferrari, che ritocca la F138 sulle ali e che apre due piccole feritoie sui lati degli scarichi per evacuare il caldo. «Siamo migliorati, siamo a posto, siamo fiduciosi » si lascia andare — una volta tanto senza riserve—Capitan Kimi. Però la Rossa c’è e lotta: «Siamo andati forte sull’asciutto e sul bagnato, questa volta dobbiamo crederci e puntare alto in qualifica, possiamo essere da prima fila. Se non avessi avuto mille problemi nel giro buono con le coperture medie, forse lo avrei già dimostrato: buone notizie per noi» dice Fernando Alonso, trovando Felipe Massa in sintonia: «La macchina risponde bene». E stavolta è praticamente impossibile che una Lotus azzardi una strategia su due soste: finirebbe a picco. Iceman Kimi, i redbullisti, i ferraristi. Il vertice per ora è questo e, mentre la McLaren arranca ancora assieme a Sauber e Williams, l’idea è che la Mercedes sia meno in palla nonostante Lewis Hamilton sostenga di aver verificato la bontà del passo-gara. Intanto alle Frecce d’Argento esce di scena, dopo Norbert Haug, anche Nick Fry, l’ex team principal della Honda che aveva seguito Ross Brawn nell’avventura della BrawnGp e infine in quella con il colosso Daimler (del team di F1 era l’«ad»). Apparentemente, la notizia interessa poco. Ma a un’attenta lettura, ha valore: la vecchia dirigenza della Mercedes si opponeva al Patto della Concordia. Una volta epurata (e se adesso rischiasse proprio Brawn?), il nuovo vertice, Niki Lauda & Toto Wolff, non batterà ciglio. C’è lo zampino di Bernie Ecclestone? Altro che…