Quest’anno il ministero dell’Economia è stato più rapido e ieri ha diffuso sul proprio sito www.finanze.gov.it le statistiche delle dichiarazioni Irpef per l’anno d’imposta 2011, cioè quelle presentate nel 2012. Una fotografia dei contribuenti italiani, dove forse la maggiore novità è il grande aumento del gettito delle addizionali Irpef regionali (+27%), dovuto all’incremento dell’aliquota base dallo 0,9% del 2010 all’1,23% del 2011, raggiungendo un importo medio per contribuente di 360 euro: il massimo nel Lazio (450 euro), il minimo in Basilicata (240 euro). In tutto, l’Irpef regionale è costata ai contribuenti 11 miliardi di euro mentre altri 3,4 miliardi sono stati prelevati attraverso le addizionali Irpef comunali, il cui gettito è salito dell’ 11% nel 2011 per un prelievo medio di 130 euro a contribuente. Ovviamente il grosso dell’Irpef resta quella nazionale, che ha portato nelle casse dello Stato 152,2 miliardi (+ 1,9 rispetto al 2010), ma qui le variazioni sono più contenute. I contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi ai fini Irpef sono stati nel 2011 41,3 milioni, lo 0,5% in meno del 2010. Il reddito medio denunciato 19.655 euro (+2,1%), in linea con l’andamento del Pil nominale. Metà dei contribuenti non supera 15.723 euro. Del resto, 9,7 milioni di contribuenti pur avendo presentato la dichiarazione non ha pagato l’Irpef o per via di redditi molto bassi o perché ha azzerato l’imposta con le detrazioni. Il 90% dei contribuenti ha redditi non superiori a 35.601 euro. Sono pochissimi coloro che dichiarano più di 100 mila euro: 428.032, pari all’1% di tutti i contribuenti. Il 5% più ricco detiene il 22,9% del reddito complessivo. La Regione con il reddito medio pro capite dichiarato più alto è la Lombardia con 23.210 euro, seguita dal Lazio con 22.160 euro mentre la Calabria è all’ultimo posto con 14.230 euro. La distribuzione delle classi di reddito mostra un Paese apparentemente povero, che non corrisponde alla realtà: colpa della montagna di redditi che vengono nascosti al Fisco, sottraendo ogni anno 120 miliardi alle casse dello Stato, secondo valutazioni dell’Agenzia delle Entrate. Chi non evade finisce per pagare anche per gli evasori. Il prelievo Irpef si conferma molto progressivo. Basti pensare che, considerando i 31,6 milioni di contribuenti che hanno versato l’imposta, quelli con un reddito superiore a 35 mila euro, che sono appena il 14% del totale, hanno pagato il 53% dei 152,2 miliardi di Irpef, mentre il restante 86%, che ha dichiarato meno di 35 mila euro, ha versato il 47%. La progressività diventa ancora più accentuata per i pochi super ricchi: i 31.752 contribuenti (lo 0,08% del totale) che hanno dichiarato più di 300 mila euro hanno pagato il 4,8% del totale dell’Irpef. Le fonti di reddito che contribuiscono maggiormente all’Irpef sono il lavoro dipendente (54,5% dell’imposta) e da pensione (25,5%), per un totale dell’ 80% del gettito. Dal lavoro autonomo viene il 6,7%, dal reddito d’impresa il 3,5%, dai fabbricati il 3,9% mentre solo lo 0,8% è il contributo dei redditi da capitale, che però sono in gran parte assoggettati a tassazione sostitutiva. Quasi 21 milioni di lavoratori contribuenti hanno dichiarato un reddito medio di 20 mila euro e hanno pagato mediamente 5.340 euro di Irpef. Quindici milioni di pensionati con un reddito medio di 18.910 euro hanno versato un’imposta di quasi 4.500 euro a testa. Ci sono poi 722.114 lavoratori autonomi (dei quali 458 mila professionisti) che hanno dichiarato redditi medi pari a 42.280 euro, quasi 200 mila imprenditori in contabilità ordinaria con redditi di 29 mila euro e un milione e mezzo in contabilità semplificata con redditi di 17 mila euro. Infine il reddito medio da partecipazione (riguarda 2,1 milioni di contribuenti) è di 16.670 euro. Nel 2011 ben 5 milioni di lavoratori dipendenti hanno usufruito dell’Irpef agevolata (10%) sui premi di produttività. Centomila i soggetti che hanno dichiarato di detenere all’estero immobili per un valore di 21 miliardi e 71 mila quelli con attività finanziarie fuori dall’Italia per 18,5 miliardi. La crisi si è fatta sentire attraverso la diminuzione delle deduzioni dei contributi per le colf (-4,4%), delle detrazioni per le istituzioni religiose (-3,5%) e di quelle per le onlus (-6,9%).