Nel frigo dell’Università Bicocca di Milano c’era un feto. Un feto di 4-5 mesi, nascosto in una cella frigorifera del dipartimento di Biotecnologia.Secondo quanto dichiarato dal rettore Marcello Fontanesi, quel corpicino è stato scoperto venerdì sera, ma la notizia è stata diffusa soltanto ieri pomeriggio, quando «una giovane laureata» ha chiamato la polizia. Nel corso di una conferenza stampa il rettore ha spiegato ai cronisti: «Il ritrovamento è avvenuto lo scorso venerdì sera quando alcuni ricercatori che stavano cercando del ghiaccio secco hanno aperto un frigorifero in una stanza al terzo piano, hanno individuato un contenitore (probabilmente di polistirolo) al cui interno c’era un sacco nero con dei reperti: non hanno capito di cosa si trattasse e lo hanno quindi richiuso e questa mattina all’ora di pranzo una giovane laureata si è rivolta al suo tutor che, credendo di aver individuato un feto, ha chiamato la polizia ». La telefonata arriva al 113 attorno alle 13.30, scatenando la curiosità di mezzo mondo. Qualche ora dopo, durante la conferenza stampa – che sembrava fosse stata organizzata in tutta fretta e che, invece, deve essere stata preparata con cura – Fontanesi ha precisato che «né io, né l’Università abbiamo mai autorizzato attività di ricerca di questo tipo, né abbiamo mai avuto notizia di cose di questo genere. Non abbiamo sospetti, o qualcuno ha fatto una cosa che non poteva fare o l’ha fatto per fare un atto, diciamo così, di provocazione». Un sabotaggio, dunque, architettato non si sa bene per quale motivo. Per ora si sa soltanto che il feto era in un locale freezer «ad accesso libero», in un punto in cui non esistono tornelli o altri sistemi di sicurezza in grado di registrare i passaggi. Ci sono soltanto delle telecamere di sorveglianza all’ester – no, i cui filmati sono stati richiesti dalla polizia per essere analizzati. La cella frigorifera è al terzo piano dell’edificio U3 dell’ateneo, in un laboratorio di pertinenza del professore associato Angelo Vescovi, docente di biotecnologie e bioscienze alla Bicocca e ritenuto uno dei massimi studiosi italiani nel campo delle cellule staminali. Il professore ha un’idea abbastanza chiara su quello che può essere accaduto, spingendosi fino all’ipotesi di un attacco di «estremisti » ideologicamente orientati. L’episodio sarebbe infatti avvenuto in concomitanza con laconclusione di un’importante ricerca sulla Sla che Vescovi sta conducendo presso il centro europeo di ricerca sulle cellule staminali di Terni e l’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. «È una strana coincidenza ritrovarsi questo cadavere in un frigo» dove erano custoditi lime cellulari e tessuti da animali, e in un momento tanto importante: venerdì era in programma l’ul – timo trapianto di cellule di un primo gruppo di soggetti affetti da Sla per una sperimentazione che «guarda caso sta dando ottimi risultati ». «Posso solo ipotizzare» ha detto Vescovi, «ma è una mia personale opinione, che si possa trattare di un sabotaggio organizzato forse da gruppi estremisti. Già due volte ce ne sono stati, lavorando con cellule staminali, con danneggiamenti agli impianti di refrigerazione che hanno causato la distruzione di materiale di ricerca. Lavoro di anni e anni buttato». Il professore fa riferimento a un caso, in particolare, verificatosi al San Raffaele, dove l’intervento di una mano esterna rimasta ignota «compromise anche lì il lavoro di anni». Il rettore Fontanesi ha fatto sapere che «ora, in collaborazione con la polizia, la magistratura e il Comitato Etico, abbiamo deciso che istituiremo una commissione d’inchiesta universitaria per cercare di ricostruire quanto successo: questo tipo di ricerche non sono ammesse e farò di tutto per individuare i responsabili, sperando che non si tratti di un dipendente, ricercatori o impiegati che siano. Ma se qualcuno all’interno dell’università risulterà responsabile non metterà più piede in questo ateneo». Intanto, il feto è stato trasferito all’istituto di Medicina legale di Milano, in attesa che venga disposta l’autopsia dall’autorità giudiziaria.