I prelievi ai bancomat, a Nicosia come nei più sperduti paesi dell’isola di Cipro, sono cominciati già sabato mattina. E i pochi distributori di contanti rimasti con qualche euro da prelevare hanno subito l’assalto dei ciprioti infuriati. La tassa sui conti correnti ideata a Bruxelles, approvata dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale, verrà probabilmente rimodulata oggi pomeriggio dal parlamento cipriota. Ieri, in serata, fonti vicine al governo di Atene hanno riferito che la riunione dei ministri delle finanze dell’Eurogruppo avrebbe deliberato di esentare i correntisti con meno di 100mila euro, che avrebbero dovuto subire l’imposta del 6,75%. Per capire: un’aliquota 10 volte più alta del famoso prelievo di Amato nel 1992. Ciò che è certo, è che i ciprioti si sono svegliati ingabbiati in una festività (il «lunedì pulito» che nel calendario ortodosso corrisponde al nostro mercoledì delle Ceneri), prolungata appositamente finoa mercoledì, forse giovedì.Oggi pomeriggio alle 17 il Parlamento dell’Isola dovrebbe approvare il prelievo forzoso sui conti, e ieri circolava l’indiscrezione che le banche avrebbero riaperto i battenti soltanto giovedì dando tempo al governo di trovare unamaggioranza (57 voti) e far passare il decreto. La politica ha i suoi tempi, gli intraprendenti ciprioti sembrano andare un po’ più per le spicce. E sta facendo il giro del mondo il fotogramma di quel correntista cipriota che ieri si è presentato in banca con un bulldozer. Poco più di un atto dimostrativo visto che il bancomatdi quella filiale è sguarnito da giorni e che i dipendenti ieri – saggiamente – non si sono fatti trovare. Resta da capire come il governo di Nicosia intenda affrontare il piano di salvataggio. Perso l’effet – to sorpresa di sabato, adesso bisogna rimodulare la ricetta per racimolare i 5,6 miliardi che consetiranno a Cipro di far affluire nell’isola i 10 di prestito internazionale. Il prelievo forzoso sui depositi bancari sui conti aperti a Cipro avrebbe dovuto fruttare ben 5,8 miliardi. Nelle banche dell’isola che ha appena 1 milione di abitanti sono censiti depositi per ben 68 miliardi. Questo pomeriggio alle 17 (ora italiana) il Parlamento cipriota dovrebbe ratificare il piano di salvataggio negoziato con l’Unione europea, Fmi e Bce. E in vista del voto il governo sta lavorando a una proposta per smorzare l’entità del prelievo sui conti bancari dei piccoli risparmiatori. Nel dettaglio, lo scorso fine settimana il governo cipriota e i finanziatori internazionali si erano accordati per fissare un’imposta sui depositi bancari che arriva al 6,7% per quelli sotto i 100.000 euro, mentre per quelli di importo superiore tocca il 9,9%. Una fonte vicina ai negoziati ha detto che Nicosia spera di abbassare – o addirittura di eliminare – la nuova imposta al 3% per i conti bancari sotto i 20.000 euro e alzarla al 12,5% per gli altri. E ancora. Il ministro delle Finanzecipriota, Michalis Sarris,ha incontrato i capi delle grandi banche per discutere di eventuali modifiche al piano di salvataggio. «Stiamo esplorando tutte le possibilità per alleviare i più deboli». Di certo le borse non hanno gradito la novità. In Europa hanno aperto con flessioni vicino al 3%. Per poi chiudere con flessioni tra l’1,29 di Madrid e lo 0,40% di Francoforte. Milano ha archiviato il lunedì da panico con – 0,85%. La soglia di esenzione è nell’aria – anche per non far infuriare gli 80mila russi che nell’isola hanno eletto la residenza – ma resta comunque la tassazione straordinaria che deve fruttare 5,6 miliardi. A Bruxelles, come a Francoforte, si discute su come modulare la mazzata del prelievo forzoso, ma a Cipro i residenti non sembrano averla presa per nulla bene. Ieri pomeriggio circa 400 dimostranti infuriati hanno strappato la bandiera tedesca all’ambasciata a Nicosia e l’hanno gettata per terra. Momenti di tensione, insomma, fuori dalla sede diplomatica tedesca che delineano bene il clima nell’isola. La tassa per la salvezza non è stata ancora approvata dal Parlamento di Nicosia, però l’uni – ca certezza tra i ciprioti è che ci sarà. Resta solo da definire chi dovrà pagarla. E se basterà; o se, come in Grecia, si dovranno ridurre stipendi e pensioni, oltre ad alzare le tasse.