Piace così tanto che le ammiratrici non vogliono distinguere tra il Raoul Bova dello schermo e quello della vita reale. Per un attimo chiudono gli occhi e con un trucchetto le due immagini combaciano. Così se l’attore appare nel film Buongiorno papà (dal 14 marzo nelle sale) nel ruolo del seduttore Andrea, che si ritrova una figlia a sua insaputa, subito Wikipedia confeziona la bufala e scrive che la figlia c’è davvero. «E le danno anche il nome, tanto sono di manica larga, la battezzano Sophie», dico all’attore che seguo fin da ragazzo. Raoul ride, incredulo. «Marcello ma che succede?», chiede all’amico e collaboratore Marcello Rascelli. «Succede che mi telefonano tanti giornalisti», risponde il segretario. «In Rete inventano sciocchezze. E capitato anche nel passato. Poi ci vuole tenacia per far cancellare le frottole». Raoul abbozza: inconvenienti della celebrità. Tanto lo sappiamo tutti che a casa lo aspettano due figli preadolescenti, Alessandro Leon, 13, e Francesco, 11. Gli unici rampolli. Bravissimi. Mica come il padre che da piccolo faceva disperare i genitori. Finché Papa Wojtyla con una carezza cambiò il suo destino. Mi dice Raoul perché non si riesce a stanare i suoi ragazzi? «Perché loro proprio non ne vogliono sapere della stampa. Se mi scappa mezza parola sono guai, diventano due piccole furie. Mi accusano di usarli». Insomma, i ragazzi hanno già le loro opinioni. Contento? Sì, molto. Quando hai un figlio la prima cosa che devi fare è considerarlo carne della tua carne, ma con un’individualità tutta da scoprire. E sbagliato pensare che sia una copia di te. Gli fai del male se gli attribuisci le tue aspirazioni, se desideri che realizzi i sogni che hai mancato nella tua vita. Un figlio non può essere una specie di risarcimento».Quindi lei che da giovane è stato un campione di nuoto, ma poi ha dovuto ritirarsi con sofferenza, non spinge i suoi ragazzi all’agonismo in piscina? «No, loro praticano diversi sport perché lo sport è una grande disciplina di vita, ma tutto qui. Non hanno il mito del podio o dello schermo. Per fortuna. Francesco ha la passione per i viaggi, per gli aerei, sarà un giramondo. Alessandro Leon ha la fissa della cucina, si mette ai fornelli che è un piacere. Sa, di questi tempi, diventare chef è una prospettiva mica male. Ma perché entro nei particolari? Va a finire che i ragazzi mi attaccano: “Ma come ti permetti di spifferare la nostra vita privata?”». Bova, ma lei da ragazzino com’era? «Una peste, a scuola proprio non mi applicavo. Avevo l’argento vivo addosso. Finché una volta nella mia parrocchia arrivò Papa Giovanni Paolo II. Io ero in seconda fila, quasi nascosto dai compagni più grandi, ma il Papa allungò una carezza proprio a me e mi sorrise con tanta benevolenza. Con quei suoi occhi profondi mi lesse nell’anima. Emozionato, feci il buon proposito: “Se tra tanti ha scelto me devo meritarme lo”. E cominciai a studiare. Guardi, sarà pure autosuggestione, ma io penso che il Papa mi abbia salvato: quell’incontro ha dato un’impronta al mio destino». Buongiorno papà è un film decisamente curioso, con situazioni inedite, fuori dagli schemi, com’è nel gusto del regista Edoardo Leo, vero outsider del cinema italiano. Vediamo Andrea, un Peter Pan narciso ed egoista che si prende in casa una ragazzetta dai capelli rosa (interpretata da Rosabell Laurenti Sei- k lers), frutto della passione di una notte. Layla, la figlia a sua insaputa, arriva con il nonno rockettaro, l’irresistibile Marco Giallini. Oual è il messaggio che il film vuole dare? «Innanzitutto devo dire che ho fatto questo film con il mio amico Edoardo Leo, che non vedevo da 15 anni, perché parla del sentimento della paternità da un’angolazione non convenzionale. Tra situazioni buffe e paradossali andiamo a scoprire non che cosa un padre dà a un figlio, ma il contrario, quello che un figlio ci regala, quasi senza che noi ce ne accorgiamo. Noi cresciamo con i nostri figli, loro ci obbligano a tirar fuori il meglio delle nostre possibilità». E’capitato anche a lei? «Sì, io ho desiderato diventare padre da gio vane e l’esperienza mi ha riempito di gioia: grandi responsabilità ma anche certezze e voglia di futuro, perché un figlio ti dà quella carica lì. Nel film, Andrea, un narciso autoreferenziale, che chiede alla ragazzina di fare il test del Dna (come accade in tanti casi di cronaca eccellenti!), nel confronto con la piccola Layla scopre che tutta la sua vita è stata dominata da un ego mostruoso. Non sapeva dare ascolto al prossimo, consumava frettolose storie di sesso. Nel suo cammino verso la piena accettazione della paternità diventerà finalmente un uomo migliore».Lei non crede che oggi il ruolo del padre come portatore di valori e di esempi nobilmente virili sia un po’ appannato? Ne parlavo con Pupi A vati: la televisione mostra p adri che cambiano pannolini, spignattano. Sono dei mammi. «Padre e madre sono ruoli che vanno storicizzati, cambiano con le culture, col passar del tempo e sappiamo che l’ultimo secolo è stato dominato dall’emancipazione della donna che ha acquistato sempre maggior considerazione nell’ambito domestico. Ma il ruolo del padre come fonte di autorevolezza morale, come modello di vita esiste sempre se è la moglie- madre a riconoscerlo per prima. Io con i ragazzi ho un bel dialogo. Dico loro: “Non sono perfetto, anch’io sbaglio, ma cerco di essere coerente con quei valori che vi propongo”». Come vi dividete i compiti in famiglia? «Mia moglie Chiara segue gli studi, l’alimentazione, il benessere dei ragazzi. Io sono quello che li introduce alle relazioni sociali, curo lo sport, il tempo libero. I ragazzi condividono con me l’esperienza della casa famiglia per minori disagiati che ho creato al Parco della Mistica con il mio amico Ultimo: è quella la loro vera scuola». Come padre che cosa teme di più? «Temo Internet, quel mezzo meraviglioso che perm ette ai ragazzi di conoscere tante più cose di quelle che apprendevamo noi sui libri, ma che può d iven tare una trappola per chi è più sprovpiù fragile. Su Youtube si possono vedere terribili scene di violenza, scene di sesso alle quali non si è preparati. Nelle chat si possono fare brutti incontri. Ci dovrebbero essere dei meccanismi per oscurare i siti non adatti ai minori». Se Raotil Bova dovesse buttare tutto alle ortiche in un colpo di testa che farebbe? «Andrei nel mondo come reporter d ’assalto: il giornalismo d’inchiesta è sempre stato la mia passione segreta». A