Un’intervista? Su cosa?». Il suo programma, La7, Cairo. «Ma hai parlato con l’ufficio stampa?». Eh? «Prima devi parlare con loro». Guarda, sono due domande, facciamo subito. «No no. Prima di andare in onda non parlo». E adesso Benedetta Parodi ha pure una gran fretta. «Scusa scusa. Devi chiamare la mia referente ». (La che?). «Valeria. All’ufficio stampa». E perché? «Perché su La7 e Cairo io devo avere il suo permesso, capisci?». Un permesso? Allora, sentiamo Valeria. Dieci minuti e richiama: «Ne parliamo a giugno, quando i palinsesti saranno approvati». Pensate: Benedetta Parodi è stata la più gentile. Gli altri manco rispondono. Serena Dandini: l’agente ci dice che non è più l’agente, chiamiamo un altro numero che ci dà un altro numero, che ci dice che ci farà sapere. Saremmo ancora qui ad aspettare se un’altra addetta stampa non ci avesse spifferato, in confidenza, che no, non parla. Bisio non risponde. Geppi Cucciari e Maurizio Crozza, manco a parlarne. Tutte le star dello spettacolo che vanno e vengono intorno a La7 (a Bisio volevamo solo chiedere se era vero che ci sarebbe andato) non vogliono parlarne. Sarà che dev’essere proprio «una patata bollente», come l’ha definita Urbano Cairo il giorno prima di prenderla, aggiungendo subito dopo che però lo faceva volentieri, tanto per calmare il Comitato di redazione che era già salito sul piede di guerra. Il problema è da una parte lo stato di salute della televisione che Telecom ha appena venduto, e dall’altra la questione politica sull’unica antenna decisamente libera dall’influenza berlusconiana, a partire dall’avvento di Mentana e del suo tg, anno di grazia 2010.1 numeri innanzitutto, annunciati in conferenza stampa con malcelato rilievo: nel 2012 il reddito operativo ha evidenziato un disavanzo di 262,7 milioni di euro, in netto peggioramento rispetto al dato negativo di 88,1 del 2011. La perdita è di 240,9 milioni di euro (83,8 nel 2011), l’indebitamento netto di 260,1. L’era di Urbano Cairo, 55 anni, licenziato da Fininvest nel 1995 (da Tato più che da DeU’Utri) dopo 12 anni di carriera all ombra del Cavaliere («per me sarà sempre il mio maestro»), comincia con queste cifre tutte in rosso. Anche per questo, come dice Enrico Mentana, «vorrà ridurre le spese di certe star effimere che si sono viste in giro qualche tempo fa». Lui nomi non ne ha mai fatti. Ma gli altri invece li stanno spargendo in giro tutti. I primi sotto accusa sembrano Serena Dandini e Sabina Guzzanti, i cui show non avevano avuto molta audience ed erano invece costati molto. Ma secondo alcuni giornali sarebbero così tanti a rischio da arrivare a citare persino i programmi del mattino, Omnibus, Coffee break e Uaria che tira, e un lungo elenco di nomi che comprenderebbe Benedetta Parodi, Daria Bignardi, Luca Telese, Nicola Porro. Il clima di paura e di silenzio nasce da questa condizione. Come farà Cairo a risanare un’azienda con bilanci così brutti? Conviene diminuire le perdite tagliando dove si può o ristrutturare per intero l’emittente? Una delle star della tv ci ha spiegato alcune cose, chiedendoci però l’anonimato. La prima: «A tutti noi Cairo chiederà una riduzione del compenso.

I RETROSCENA DELL’ACQUISTO DI LA7 Dovremo fare dei sacrifici. A maggior ragione quelli che hanno le parcelle più alte». In secondo luogo, il palinsesto autunnale è già stato pianificato, «con un bilancio molto restrittivo che prevede tagli per 25 milioni». In compenso, restano tutte le trasmissioni. Questo siginifica che «i grandi addii potranno vedersi dal 2014». Non ci sono più i contratti di Serena Dandini e Sabina Guzzanti, ma gli altri ritornano, anche se per l’approvazione definitiva del palinsesto che bisogna aspettare giugno. Non dovrebbe rischiare niente Benedetta Parodi: deve affrontare problemi di share («è sul 2%, ma molto spesso anche sotto») e ha un consistente budget di 5 milioni all’anno, «però si tira dietro un sacco di contratti pubblicitari». Il programma preserale di Geppi Cucciari è stato chiuso (costava 11 milioni d’euro e aveva share bassi). Ma lei dovrebbe tornare con un suo show in prima serata. «Pure la trasmissione di Daria Bignardi è costosa perché è fatta dalla Endemol », ci spiega la nostra gola profonda, «però va bene». Cristina Parodi ha un contratto biennale e anche lei avrà un suo programma. Poi c’è la dichiarazione di Cairo: «Non do via i giocatori migliori, quelli che creano ascolto». Nomi? «Santoro, Gruber, Mentana, Formigli ». Aggiungiamo Crozza: La7 riparte da qui. E da quel che dice Daria Bignardi: «Contenere le spese è sacrosanto. Poi penso che Cairo si occuperà del pomeriggio, è quella parte del palinsesto che funziona meno». In conferenza stampa, Cairo ripete e riassume tutte queste promesse: «Non ho mai licenziato nessuno, non lo farò adesso. Ma si possono ridurre i costi senza stravolgimenti». LA TV GLI SERVIVA DAVVERO La verità è che Cairo è riuscito ad assicurarsi in esclusiva la concessione pubblicitaria dellèmittente nel 2008: un minimo garantito di 120 m ilioni di raccolta, con commissioni intorno al 30 per cento. E questo contratto in scadenza nel 2019 rappresenta la principale fonte di guadagno del gruppo Cairo. Con un fatturato di 300 milioni di euro, e un attivo di una ventina, senza La7, la Cairo Communication riselirebbe la chiusura. Per questo il patron del Toro ha voluto comprarla, per prevenire il rischio di una liquidazione da parte di Telecom o la possibilità dei nuovi acquirenti di rescindere il contratto. Anche per questo ha ragione Gad Lerner quando liquida come «stupidaggini » le voci di chiusure e di quarta tv berlusconiana. Lui, l’Urbano in marcia, adesso li sta convincendo tutti. Nuovi soci come Diego Della Valle? Aveva detto «non so». Ma ora è più deciso: «Non credo tantissimo alle cordate. E un progetto editoriale non deve avere troppe teste». Ne basta una. La sua.