«Lunedìo martedì sarò aRoma per discutere l’opportunità dellemiedimissioni ». Taglia corto il senatore Giuseppe Vacciano su Facebook. «Se si cercano i colpevoli di alto tradimento ai princìpi del M5S, ecco, uno l’avete trovato. Io ho votato Grasso». La lacerazione nel Movimento 5 Stelle è aperta e brucia, malgrado ieri i senatori abbiano cercato di smentire la spaccatura. Dopo l’ordine arrivato dal capo supremo del Movimento, Beppe Grillo, che evidentemente pretende l’omologazione del comportamentoin aula dei suoi 163 tra deputati e senatori come accadeva quando ancora M5S non era sbarcato a Roma, la situazione si sta complicando. E forse era prevedibile di fronte alle responsabilità vere dei parlamentari 5 Stelle delle proprie azioni nei confronti del Paese. Francesco Campanella, altro senatore, uno dei sei siciliani che tutti (o quasi) hanno votato Grasso, sempre in rete ieri ha replicato così a chi lo chiamava traditore: «Sì, ho votato Grasso, e con mealtri. Perché la distanzacon Schifani è enorme.Masia chiaro: non abbiamo firmato alcuna apertura di credito al Pd». Infine Vito Rosario Petrocelli: «Ho scelto la trasparenza e la legalità, in totale autonomia» ha dichiarato. Non dice il nome ma è palese che ha votato Grasso. Tre ammissioni «di colpevolezza dopo che nel suo stile Grillo a poche ore dalla lacerante votazione del presidente del Senato (quando 10, forse 12o più senatori diM5Shanno contravvenuto ai suoi ordini), ha lanciato l’aut aut: chi ha tradito si deve dimettere. E deve dichiarare il voto, «perché il voto segreto non ha senso». Questa secondo Grillo è democrazia, ma la base del Movimento non è mai stata così divisa. Sono numerosi coloro che criticano l’integralismo di Grillo facendonotare che «scegliere tra Grasso e Schifani non significa andare verso la fiducia a un governo targato Pd». «Che sia chiaro – si sfoga sulla Rete il senatore 5 Stelle Francesco Molinari – non daremo nessuna fiducia e non faremo accordi con nessuno. Questo si è votato in assemblea e su cui si è ottenuto il consenso e cadere nella trappola mediatica della caccia alle streghe è solo fare il gioco di chi vuole vedere diviso il M5S». Lo stesso senatore che poco prima aveva scritto direttamente a Grillo su Facebbok: «Mi sento di dirgli di stare sereno, non ci sono traditori. Il M5Sal Senato è unito: nessuna alleanza e nessuna fiducia. Solounconsiglio a chi hascritto il post (riferendosi al «fuori i traditori » di Grillo ndr). Studiare le differenze tra cariche istituzionali e ruoli politici non farebbe male. Meno reazioni isteriche e più fiducia». Ma Grillo non ha assorbito lo sgarbo, e la «caccia» è partita. Con Vacciano, Campanella e Petrocelli, «rei confessi», nel mirino ci sono gli altri senatori siciliani (Giarrusso, Santangelo, Catalfo, Bocchino e Bertorotta) che durante l’assemblea pre-voto hanno protestato duramente, annunciando che nonavrebberomaicontribuito a far vincere Schifani. Ornella Bertorotta già prima della votazione aveva dichiarato che il M5Sal Senato «ha deciso di votare secondo coscienza». E anche il capopruppo Crimi trovatosi nel mezzo della bufera ieri ha giustificato l’accaduto: «E’ stata una scelta di coscienza e di libertà», elogiando il discorso di Grasso. Ma avvertendo il Pd: «Ora dalle parole ai fatti». In attesa di tagliare qualche testa, oppure solo di terrorizzare i suoi blindando il «no» del Movimento a qualsiasi governo, Grillo ieri si è sfogato cercando di smontare la felice scelta dei due presidenti delle Camere – Boldrini e Grasso: «Il Pd ha giocato l’unica carta rimasta, quella della foglia di fico visto che Franceschini e la Finocchiaro erano indigeribili. Sanno di essere impresentabili e quindi devono presentare sempre qualcun altro». Si è poi scagliato contro D’Alema, secondo il leader del M5S pronto a candidarsi a Presidente della Repubblica: «La candidatura diD’Alema sarebbe irricevibile dall’opinione pubblica. Il Paese non reggerebbe a sette anni di inciucio, una smentita sarebbe gradita». Ma è quanto accade all’interno che lo preoccupa, oltre al web impazzito, suo teatro virtuale di riferimento.