Qualora ci fosse un voto di fiducia dei gruppi parlamentari del M5Sa chi ha distrutto l’Italia, serenamente, mi ritirerò dalla politica». Pocodopole 20 di ieri sera un tweet di Beppe Grillo chiude ogni discussione. I presunti referendum interni (smentiti), gli appelli di intellettuali e artisti, la diplomazia segreta del Pd, i contatti informali: tutto viene spazzato via inunbattito di web. Niente fiducia a nessungoverno diPd o Pdl o di entrambi. Nessuna alleanza col Pd. «Per quanto mi riguarda non ci sarà alcun referendum interno per chiedere l’appoggio al pdmenoelle o a un governo pseudo tecnico », chiarisce il leader del movimento. «Al presidente Napolitano chiederemo un governo del M5S», ribadisce il futuro capogruppo al Senato Vito Crimi. «Nonci sonoenonci sono mai stati margini per alleanze con i partiti, non faremo la stampella di nessuno», rincara la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi. Che risponde poi a unadomanda su possibili intese riguardanti i presidenti delle camere: «Noi non facciamo accordi di questo tipo, proporremo e voteremo il nostro candidatomanon facciamo accordi per ottenere qualcosa in cambio di qualcos’altro». Precisa Crimi: «Il Pd non ci ha fatto nessuna proposta sulle presidenze delle Camere ma, tramite un suo esponente, ci ha fatto una semplice telefona istituzionale nella quale ci è stato detto che ci avrebbero comunicato i due nomi che loro proporranno». Precisazione necessitata dal fatto che in mattinata si era sparsa la voce di un’offerta di poltrone dalPd al M5S. Così come è stato smentito un referendum internosu un’alleanza col Pd. Lombardie Crimi parlano ai giornalisti al termine di un’assemblea dei parlamentari riunita in un albergo romano. Occasione per confrontarsi sul difficile compito di arrivare in 160 a Montecitorio e a Palazzo Madama.Intanto si è deciso di non fare una marcia simbolica, accompagnati da famiglie e simpatizzanti, verso le sedi del Parlamento (idea respinta per alzata di mano). Primo, perché sembrerebbe un gruppo che ha bisogno di essere accompagnato. Secondo, perché «già ci accusano di essere vicino a Casa Pound»: evitiamomarce. Poi la discussione sui soldi dell’indennità parlamentare. «Grillo non ci vuole francescani », nel senso che dobbiamo avere quello che ci serve e niente più. «Non facciamo come in Sicilia», avverte una deputata, «dove per rinunciare troppo alla fine hanno pagato di tasca propria». Oggi i neoeletti vanno alla Camera e al Senato per le pratiche di rito. «Non firmate nulla», è la raccomandazione, «non date l’iban». Prima capiamo come bisogna muoversi. Nel corso della riunione c’è chi ha fatto notare: «Gli assistenti/ collaboratori parlamentari ci servono. Sono legali e dobbiamo averli. In regola». E infatti sul blog di Grillo c’è la richiesta di mandare curricula per selezionare assistenti ai neo-eletti. E poi «eliminiamo tutto quello che è un privilegio « e «rinunciamo all’assegno di fine mandato«. Ma c’è anche chi sottolinea: «Non dobbiamo lucrare, ma dobbiamo essere equamente retribuiti oppure diventiamo degli integralisti. Noi non ci mettiamo in tasca soldi, ma li mettiamo in un fondo. E quando ci chiedono che stai facendo? facciamo vedere il fondo«. Alla domanda di qualcuno: «Domani firmiamo o no la ricezione delle diarie irrinunciabili?», Vito Crimi dà alcuni consigli: «Domani vi proporranno di firmare delle carte e quindi anche indennità e rimborsi. Come si fa sempre quando si arriva in un nuovo posto di lavoro non firmate nulla: prendete la documentazione per averne visione e dite che firmerete in seguito ».