Il telefonista  anonimo che il 20 aprile 2011 l’ha fatto ritrovare il corpo straziato di Melania vive in un triangolo di piccoli paesi fra Teramo e Ascoli Piceno. Lo ha tradito quella frase che ha pronunciato in dialetto: “Non so come te la tenga die ma ci sta unu corpu per terra” e lo hanno tradito l’inflessione e la pronuncia. Io ho fatto un giro a Campi i, Civitella del Tronto, Torricella Sicura, Sant’Omero e Valle Castellana e molti, ascoltando quella telefonata, m i hanno detto che è della zona. Alcuni sono sicuri che sia di Campii, un paesone di 7 mila abitanti. Altri hanno addirittura aggiunto che ascoltando la sua voce diverse persone lo abbiano riconosciuto e tacciano per paura e per non essere coinvolti in questa vicenda» «C ’ERA SICURAMENTE ANCHE UNA DONNA» Walter Biscotti, che, con Nicodemo Gentile difende Salvatore Parolisi, da tempo sta dando la caccia all’uomo che ha consentito il ritrovamento del corpo di Melania: «È fondamentale scoprirlo e convincerlo a parlare, a raccontare tutto quello che sa e tutto quello che ha visto», dice. «Noi non sappiamo quando ha fatto la macabra scoperta. Potrebbe anche averla fatta il 18 aprile, potrebbe addirittura essere un testimone dell’omicidio o comunque essere arrivato al chiosco di Ripe di Civitella pochi minuti dopo l’aggressione, richiamato dalle urla disperate di Melania. Terrorizzato potrebbe aver assistito alla scena cruenta ed essere scappato. Oppure, se è arrivato sul posto qualche istante dopo, p uò aver cercato di soccorrere la donna agonizzante. L’ha toccata, ha cercato di rianimarla, ha preso in mano il telefonino. Ecco allora che trovano una spiegazione le numerose tracce scoperte sulla scena del crimine e mai identificate dai Carabinieri. E trovano una spiegazione quei solchi di pneumatici che non appartengono all’auto di Parolisi. Una cosa è certa: sulla scena del delitto c’erano più persone, u n a delle quali sulla coscia di Melania ha lasciato u n a strisciata di sangue con il segno inconfondibile del polsino di u n a camicia che aveva un tessuto zigrinato. Mentre quel giorno Salvatore indossava una maglietta a maniche corte. E cera sicuramente una donna della quale è stato trovato il Dna. Insomma troppi interrogativi non hanno ancora trovato risposta. E allora diventa fondamentale sapere cosa ha visto quest’uomo». Prosegue l’avvocato Biscotti: «Ha avuto a disposizione tre giorni per riflettere e prendere la decisione di telefonare al 113. Perché ha aspettato così tanto? Non era solo? Ecco la presenza di una terza e di una quarta voce durante la telefonata. Sono emerse grazie al lavoro di analisi fatto dall’ingegnere Antonio Federico del quale Oggi ha dato notizia la settimana scorsa». Quindi l’anonimo telefonista è il fantomatico Miché scoperto da Antonio Federico dopo aver “ripulito” la telefonata dai vari disturbi? UNA QUARTA VOCE IN SOTTOFONDO «Non credo. Pare che nella sala operativa della Questura di Ascoli, quando è giunta quella chiamata , ci fosse u n agente che si chiama proprio Michele. Potrebbe essere stato lui a parlare. Però l’ingegner Federico ha fornito altri due particolari molto importanti: una quarta voce in sottofondo e l’assenza di qualunque altro rum o re , malgrado la cabina telefonica dalla quale è partita la chiamata sia d a vanti alla stazione degli autobus di Teramo. Erano in due a telefonare? Perché? Hanno scoperto insieme il corpo di Melania? Insomma, io credo che il loro silenzio, che dura da un anno e mezzo, nasconda veramente qualcosa di grave. Ma credo anche che il loro anonimato non sia destinato a restare tale a lungo. L’ingegner Federico sta lavorando e presto ci farà sentire anche la quarta voce. Allora g li inquirenti dovranno ricominciare a cercare chi dice di aver scoperto il corpo d i Melania».