IPad, sostantivo maschile singolare che indica un tablet fintamente eterosessuale, forse anche un po’ misogino, che si presta alla patologica propensione al «gioco» (per usare un eufemismo) del maschio occidentale moderno. Alt. Prima che l’altra metà del cielo protesti chiedete ai vostri mariti-compagni-fidanzati cosa stanno facendo da soli in desolate città agostane all’ora di cena? Non è un problema escatologico. Per la categoria degli «infedeli» non c’è soluzione. Meglio non indagare. Ma per i fedeli, squadra nella quale gioco, la confessione può essere altrettanto imbarazzante: finalmente soli con l’iPad. Cena al ristorante, lume di candela, magari un calice di buon rosso e tablet. L’abbandono ai piaceri della società liquida richiede, seppur temporaneamente, il ritorno allo status di single — se tentassi con la mia famiglia mio figlio lo vorrebbe subito per macinare record ad Angry Birds e Cut The Rope e mia moglie mi insulterebbe — con il vantaggio extra che l’iPad ha rotto un tabù secolare: andare a cena da soli al ristorante era un po’ da sfigati? Non più. Il tablet non fa lavoro anche se si sta lavorando. Non fa gioco anche se si sta giocando. Non fa social network anche se stai postando a tutto spiano su Facebook e Google+. Non fa tristezza anche se un po’ triste, ammettiamolo, lo è. «ioPad» è una dimensione nuova, moltiplicativa: non sei mai solo. E poi per la vulgata uno con il tablet a cena non può non avere almeno qualche numero nella vita, avere un lavoro interessante, essere cool, viaggiare, conoscere… Il bombardamento miliardario della pubblicità insieme a una incredibile capacità di contenere tante cose diverse degna del pantaloncino dimensionale di Eta Beta sono riusciti a cambiare le nostre percezioni sociali.
Bastano pochi esempi: attività possibili nell’era pre iPad seduti al ristorante da soli. Pre Scriptum: le ho provate tutte.
1) leggere un libro. Messaggio che arriva agli altri clienti per vie vetero-analogiche senza bisogno di Facebook: sei infinitamente solo. Talmente solo che non torni a casa a leggere quel libro perché ti metteresti a piangere. 2) aprire il laptop. Messaggio: sei professionalmente frustrato. O sei vittima di un capo che ti mobbizza o, peggio, vorresti fargli le scarpe ma non ci riesci e devi lavorare anche la sera per sperarlo. 3) guardare gli altri tavoli. Messaggio: no comment.
Cose che si possono fare con il tablet a cena:
1) riuscire a mangiare. Al contrario dei laptop l’iPad sa stare a tavola e si incastra magicamente con calici di vino, piatti, pane e il cameriere non sarà imbarazzato avvicinandosi. Al limite sarà un po’ invidioso. 2) leggere i giornali mentre mangiate, attività altrimenti impossibile, archiviando le pagine su Instanpaper. 3) guardare film su YouTube «scroccando» la rete wi-fi al ristorante. 4) giocare, ma in questo caso non fatevi vedere troppo per evitare di perdere quell’aurea di superiorità che il tablet darà ancora per qualche mese. 5) andare sui social network senza porvi la domanda: ma se ho tanti amici sul web perché non ne ho nemmeno uno stasera pronto a uscire con me? 6) scambiarsi sguardi di complicità con gli altri clienti che hanno un tablet. 7) leggere un libro (ma allora, onestamente, avete sbagliato hardware e avete bisogno di un Kindle. 8) aggiornare il vostro blog o twittare (di nuovo, se lo fate con un cellulare ricadrete nell’effetto sfigato non-sapevo-con-chi-uscire. 9) attività che si è aggiunta di questi tempi: controllare il proprio portafoglio titoli e calcolare quanto avete bruciato oggi sui listini. Controindicazioni: la cena vi andrà di traverso. 10) provare una quantità infinita di inutili applicazioni. 11) al momento del conto: vedere quanto avresti risparmiato andando sul sito di social shopping Groupon.
Siamo onesti: quale donna si presterebbe a tanto? Sarà forse per questo che mentre gli smartphone hanno velocemente raggiunto la parità dei sessi, con delle vendite che riproducono lo spaccato della società, i tablet mostrano ancora una netta propensione a essere acquistati dagli uomini: sette contro tre.
D’altra parte la Silicon Valley è un regno a gerarchie patriarcali. Ci sarà pure un motivo se l’industria digitale ha fatto tanti giovani miliardari e nessuna miliardaria. In ordine sparso: Bill Gates, Steve Jobs, Jeff Bezos, Larry Page e Sergey Brin, Stone Biz, Mark Zuckerberg. I mitici gemelli Winklevoss resi famosi dal film The social network: due che sono riusciti a diventare ricchi pur avendo fatto la figura degli sciocchi in mondovisione.
La tecnologia è democratica e unisex. Ma solo gli uomini sembrano avere così tanto tempo da perdere dietro a essa. Se Dio era l’oppio dei popoli, la tecnologia è l’oppio dei maschi. Le donne ne approfittino per prendere il potere.