Assassin’s Creed III è il videogioco più atteso di questo 2012. Forse, nemmeno le torride avventure brasiliane di Max Payne 3 o le epiche battaglie di Mass Effect 3 sono riuscite a far cambiare idea su quale, dei numeri tre, fosse in assoluto il più desiderato tra i videogiocatori di mezzo mondo. Delusione o capolavoro? Era questo, però, quello che ci chiedevamo da mesi. Fortunatamente, la verità ci è stata svelata molto presto, anche se non nel modo che ci saremmo aspettati. Già, perché l’inizio di questa terza e ultima iterazione della serie non parte come tutti pensavamo che facesse. Per circa tre ore abbondanti di gioco il protagonista assoluto delle vicende non sarà Connor, ma suo padre Haytham Kenway. Haytham affronterà una lunga traversata in mare che da Londra lo porterà a Boston, alla ricerca di un tempio costruito dalla Prima Civilizzazione. Grazie alla collaborazione di personaggi come Charles Lee, riuscirete dopo varie indagini a entrare in contatto con Tiiu, una ragazza Mohawk che vi mostrerà il luogo da voi cercato in cambio della liberazione della sua tribù. Tra la giovane indiana e Haytham nascerà l’amore, che come suo frutto darà alla luce il piccolo Connor, anche se in verità qualcosa di molto inaspettato succederà verso il finale dell’antefatto. A voi l’onore di scoprirlo. ^assassino definitivo Fin da primi minuti di gioco, è chiaro come quello che si ha tra le mani non sia ur classico Assassin’s Creed, anzi, sembrerebbe piuttosto qualcosa di completamente nuovo se non fosse per qualche tratte distintivo tipico della serie. Innanzitutto, il sistema di combattimento, invariato nella sostanza, è adesso molto più articolato che in passato. Connor attacca nei modi più disparati a seconda della posizione, dando veramente l’impressione che non ci sia un limite alla varietà delle sue azioni. Il contrattacco (croce e delizia della serie) è adesso leggermente meno efficace che n passato, pur rimanendo la miglior soluzione durante i combattimenti: una volta schivato l’attacco di un soldato, dovrete premere successivamente il pulsante dedicato all’arma utilizzata per sferrare il colpo. Tuttavia (e qui è la novità), l’esito del fendente cambierà in base al tempismo con cui avrete schivato il colpo, perciò, se sarete troppo lenti sara più probabile che riusciate a mandare a terra il nemico piuttosto che a ucciderlo direttamente. Anche se nelle situazioni meno concitate sara facile gestire questo nuovo sistema, riuscire ad avere la meglio negli scontri più affollati non sara per nulla facile, considerando che I soldati del gioco sono duri a cadere ai vostri piedi, in virtù del generale miglioramento dell’intelligenza artificiale.se e vero che da questo punto di vista c’e stata un passo in avanti tangibile, l’altra faccia della medaglia mette ancora In evidenza la carenza strategica dei nemici, che continuano ad attaccare uno alla volta abbassando inevitabilmente il tasso di sfida. Di tutt’altra pasta è invece il loro comportamento durante la sorveglianza; nei livelli di allerta più alti basterà che Connor esegua un movimento sospetto o accenni la corsa, che immediatamente s’innescherà un assalto o un inseguimento. Quest’aspetto mette n luce un notevole aumento del livello di difficoltà a cui ci aveva tradizionalmente abituato la serie, che ora tende a prediligere un approccio quasi esclusivamente stealth. Spesso, infatti, per superare le tantissime missioni del gioco dovrete agire obbligatoriamente con molta furtività, sfruttano ad esempio l’erba alta per avvicinarvi ai nemici o i carretti per uccidere senza essere visti da nessuno. Selvaggio nel cuore e nell’anima Connor non è soltanto un esperto nel combattimento e nelle azioni furtive lunghi anni di addestramento a Davenport sono valsi a farlo diventare agile come un felino. Il giovane assassino americano riesce a sfruttare a sua favore qualsiasi cosa, tant’è che nel risultato non c’è differenza tra arrampicarsi in un edifico c divincolarsi con rapidità tra gli alberi nella foresta. La vera innovazione ambientale d Assassin’s Creed III rimane senza dubbio la Frontiera; un’area vastissima che vi trasmetterà un senso d’immersione assoluta con la natura circostante. È divisa in zone, ognuna contraddistinta dalla presenza di villaggi, burroni, fiumi e particolari tipologie di animali. Questi ultimi possono essere cacciati principalmente attraverso l’uso dell’arco (ma anche con il resto dell’arsenale), premendo LB per mirare e successivamente il tasto B per lanciare la freccia. Siccome gli animali cercheranno immediatamente la via di fuga al minimo segnale di pericolo, sarà necessario procedere anche in questo caso cor astuzia e furtività, magari colpendoli da un albero in modo che non possano vedervi. Diverso è il caso della fauna più feroce, come gli orsi o i lupi, che richiederanno l’esecuzione esatta di una serie di quick time event per essere abbattuti. In generale dobbiamo ammettere che le battute di caccia, per quanto divertenti che siano, sembrano essere state messe più per ingigantire l’offerta di gioco piuttosto che per uno scopo reale, in particolare se si pensa che Connor non ha bisogno alcuno di selvaggina per sopravvivere. Nonostante ciò, Ubisoft merita comunque più di un plauso per essere riuscita a ricostruire perfettamente le atmosfere selvagge delle terre nordamericane, spingendosi dove probabilmente nessun titolo era riuscito fino ad ora (Red Dead Redemption a parte). Esageratamente spettacolare Graficamente Assassin’s Creed II rappresenta probabilmente il top e allo stesso tempo il limite delle capacità tecniche della console di casa Redmond. Ubisoft ha curato in ogni più insignificante dettaglio qualsiasi aspetto dell’ambiente circostante, sfoggiando una complessità poligonale mai vista non solo in cinque anni di Assassin’s Creed, ma probabilmente in tutta questa generazione videoludica. Il livello delle texture è altissimo in ogni situazione, anche se si denota una palese differenza tra ambienti chiusi e aperti. All’interno degli edifici o delle navi, infatti, la pulizia grafica rasenta quasi la perfezione, mentre nelle città, a causa principalmente della gigantesca mole di elementi da gestire, assisterete a un leggero calo di definizione messo tra l’altro in evidenza dal mancato filtro anti-aliasing, che in parte ne rovina l’aspetto finale. Indiscutibile è invece l’impatto visivo delle battaglie navali, in assoluto il punto più alto raggiunto dal gioco dal punto di vista tecnico. Durante le traversate assisterete spesso a delle bufere che scateneranno delle onde gigantesche di una bellezza sconcertante e che vi lasceranno letteralmente a bocca aperta per l’incredibile realismo della fisica. Insomma, Assassin’s Creed III non è solo la rivoluzione che tutti attendevano, ma qualcosa di più. Il carico di novità introdotto va ad unirsi a un ridimensionamento radicale delle stesse fondamenta ludiche della serie, con i risultato che di Assassin’s Creed rimane solo il nome. Un capolavoro assoluto cui l’esperienza rimane imprescindibile per qualsiasi appassionato di videogiochi e non solo, grazie a una profondità di gioco e una longevità impareggiabile nel panorama action; un gioco che rimarrà negli annali per lungo tempo.