La premessa, il punto di partenza, e cha sta vincendo lui. Secondo i dati del Politecnico di Milano, a fine 2012 saranno circa 30 milioni gli italiani che avranno in tasca uno smartphone, il telefonino intelligente di cui il nuovo iPhone 5 è l’espressione più attesa e contesa. Saranno 10 milioni in più rispetto allo scorso anno, un’invasione di schermi luminosi in grado di scatenare sentimenti contrastantì: l’entusiasmo di chi li vive come oggetti rivoluzionari o, più prosaicamente, li ostenta come accessori alla moda; lo scetticismo di chi, pur avendone comprato uno, si spinge poco oltre i messaggi e le telefonate. Ad accendere il dibattito sulla reale utilità di questi modelli è il lancio dell’ultimo melafonino della Apple, preceduto dal consueto copione di deliri d’impazienza, prevendite da record (2 milioni nelle prime 24 ore, oltre il doppio rispetto al 4s) e serpentoni di fan frementi accampati per strada. Grazie al melafonino, la Apple ha un valore di borsa superiore aJ pil della Svizzera (655 miliardi di dollari contro 636 miliardi) e all’intera capitalizzazione di Piazza Affari (428 miliardi di dollari). Per l’iPhone si scomoda un premio Nobel come l’economista Paul Krugman, che sul New York Times Jo ha definito «un altro modo per evitare di parlarci o di guardarci negli occhi», e si inquieta il Vaticano: il quotidiano dei vescovi Avvenire ha scritto che dispositivi come l’iPhone 5 riaccendono «la fiducia nella magia». E però, paradossalmente, anche queste reazioni critiche testimoniano il livello di attesa che lo circonda, indizi del fatto che potrà battere ogni record di vendita. Anche in Italia, dove ci si prepara al debutto sbarazzandosi dei vecchi modelli: prima dell’annuncio del nuovo melafonino, su eBay, popolare sito di aste, gli iPhone usati in vendita erano 3.026, ma in pochi giorni le inserzioni sono più che raddoppiale. Tendenze e tentazioni del momento a parte, le ragioni del successo di questi telefonini sono più profonde: «La tecnologia seduce quando ciò che offre fa leva sulla nostra vulnerabilità» teorizza Sherry Turkle del Massachusetts institute of technology nel saggio Alone together( Insieme ma soli nella versione italiana), in cui racconta anche del bisogno antropologico di una perenne semplificazione. Ecco, gli smartphone soddisfano entrambe le esigenze: sono facili da usare e ci fanno sentire più sicuri perché ci tengono in continuo contatto con il nostra mondo, ci riportano a casa se ci perdiamo o ci consentono di chiamare aiuto se siamo in pericolo. A pensarla così, d’altronde, è il 91 per cento degli americani che hanno partecipato a un sondaggio condotto dell centro di ricerca Pew di Washington. E queste sensazioni si trasferiscono con coerenza a livello economico: nel 2011, per la prima volta, i cellulari intelligenti hanno sorpassato i pc. Le loro vendite mondiali hanno toccato quota 489 milioni di pezzi, con una crescita del 63 per cento rispetto al 2010, mentre i computer si sono fermati a 415 milioni. Quanto all’Italia, a dirlo è una ricerca di Google e Ipsos, il 69 per cento degli utenti non se ne separa mai e il 31 percento preferirebbe rinunciare alla tv pur di non privarsi del suo smartphone. Il punto vero è che, secondo le promesse dei produttori, il meglio deve ancora venire. È il modo stesso in cui ci rapportiamo con i telefonini a essere in forte evoluzione: grazie all’assistente vocale Siri, potremo fare domande in italiano alHPhone 5. parlando in modo colloquiale; il Galaxy S III della Samsung, il concorrente più credibile del melafonino. già ora riconosce il nostro volto e i nostri gesti; i Lumia della Nokia, in un futuro non lontano, ci sveglieranno in anticipo se nel percorso che facciamo per andare al lavoro c’è troppo traffico. E nel BlackBerry 10, la prossima versione del sistema operativo della casa canadese che Ponommo ha potuto provare in anteprima, «è presente un sistema di scrittura che impara a conoscere il comportamento dell’utente e gli suggerisce le parole più adatte per completare le frasi», come spiega Rick Costanzo, vicepresidente esecutivo dell’azienda. Al di là delle diatribe sullo spessore ideale o sulle ottimali dimensioni dello schermo, in generale gli smartphone sono considerati un investimento conveniente. Perché fondono prodotti e tecnologie che prima viaggiavano su binari separati: sono fotocamere, videocamere, lettori mp3, autentici computer tascabili. Macchine che, grazie all’ecosistema delle app. hanno anche creato un’inedita filiera industriale, un mercato di sviluppo di contenuti che. secondo gli analisti della Gartner. potrebbe arrivare a valere globalmente 9 miliardi di dollari solo nel 2012. Ci sono applicazioni per giocare, viaggia re, studiare, tenere d’occhio lo stato di forma e di salute. Ma nel nostro Paese, almeno per ora, l*u$Q che si fa di questa sovrabbondante offerta non è entusiasmante: in media, secondo il Politecnico di Milano, appena un italiano su tre ha scaricato almeno una app e solo il 25 per cento degli utenti ne sceglie dai negozi digitali come minimo una al mese. 1 produttori lo sanno bene e infatti si fanno la guerra sui contenuti presenti di serie. Sull’iPhone 5, per esempio, non ci saranno più le mappe di Google. Una miniera d’oro per i ricavi pubblicitari, che Cupertìno non ha voluto lasciare in dote ai creatori di Android, sistema rivale con cui è in corso una guerra innanzitutto di filosofie. Se il software del robottino verde predilige un approccio aperto, partecipato, la mela è l’emblema di un ecosistema chiuso, ma anche più sicuro. E se nel braccio di ferro in tribunale tra la Apple e la Samsung la Google non è entrata direttamente, i due colossi si sono affrontati in Germania, dove un giudice ha deciso che la Motorola (di proprietà della Google) dovrà ritirare dal mercato alcuni telefoni e tavolette che violerebbero un brevetto della mela. L’acutizzarsi dello scontro potrebbe finire per giovare al terzo concorrente, la Microsoft secondo i dati della ldc, oggi Windows Mobile ha il 5,2 per cento del mercato, ma nel 2016 potrebbe sfiorare il 20 per cento. Tornando alle mappe, la soluzione alternativa della Apple, con le immagini in 3D e il navigatore integrato, sembra azzeccata. 1 la convinto meno, invece, la scelta di mandare in pensione il vecchio connettore con cui si carica il telefono per inserirne uno nuovo: passo necessario, secondo l’azienda, per proporre un modello più sottile e leggero. Ma con l’effetto di rendere obsoleti, in un colpo solo, milioni di accessori da collegare all’iPhone, a meno di dotarsi di un adattatore da 29 euro. L’iPhone 5, in compenso, è pronto per navigare in internet ad altissima velocità grazie alla tecnologia Lte (vedere il servizio a pagina 76), ma non integra quella Nfc che permette di usare il cellulare come se fosse una carta di credito, anche per pagare piccole somme. Una soluzione presente invece sul Galaxy S 111 di Samsung o sul Lumia 920 di Nokia. In Italia siamo ancora alla fase sperimentale: forse a partire dal 2013 l’Nfc entrerà in uno stadio più maturo. Se dunque i micropagamenti sono ancora un aspetto marginale per la scelta di un modello rispetto a un altro, ci sono altri elementi che giustificano chi non si abbandona all’entusiasmo da smartphone. L’offerta di contenuti in streaming, soprattutto video, non è decollata rispetto ad altri paesi, né va meglio ai servizi doud. Secondo una ricerca condotta dalla Microsoft solo il 19 per cento di italiani li usa per accedere ai propri dati in mobilità, mentre la media europea è del 37 per cento. «Alla fine, però, penso che saranno questi cellulari evoluti a permetterci di superare il nostro digitai divide culturale»» commenta Andrea Rangone. direttore degli osservatori del Politecnico di Milano. «Nel nostro Paese» aggiunge «cisono in media
1,5sima persona Vuol dire che i telefonini sono oggetti che ci sono più familiari rispetto ai computer». Peraltro gli smartphone hanno pronti parecchi effetti speciali per rendersi indispensabili: come prossimo passo diventeranno i telecomandi della nostra vita quotidiana. Ci permetteranno di controllare il televisore, i computer, le tavolette, persino gli elettrodomestici (c’è già una app della Sorgenia). Il noto analista americano Tim Bajarin dice: «Nelle nostre vite avremo sempre più dispositivi connessi tra loro». Ma è probabile che il dispositivo più importante sarà uno soltanto. E lo abbiamo già in tasca.

iPhone 5 Con l’assistente vocale Siri in italiano, connessione dati pronta per l’Lte~4G, wifi velocissimo e Passbook, un contenitore virtuale di carte d’imbarco, prenotazioni di hotel e simili. E con la tradizionale funzionalità del mondo iTunes con musica, video, podcast, libri. Schermo da 4 pollici, 7,6 millimetri di spessore e 112 grammi di peso. Prezzo: da circa 700 euro.