Un gruppo di stanchi soldati si raccoglie intorno al generale per ascoltarne il discorso di incoraggiamento. “Non sparate finché non vedrete il bianco dei loro occhi!”, ruggisce, per coprire i colpi che esplodono ovunque. Una figura incappucciata attraversa le linee, il bianco dei suoi vestiti risalta tra le uniformi sporche mentre si avvicina al generale. Il fumo di cento moschetti sale intorno a Bunker Hill mentre l’obiettivo diventa subito chiaro. Benvenuti in Assassin’s Creed III. Con Ezio e Altair che hanno appeso al chiodo le loro lame e Desmond Miles si era iniziato a darsi da fare in Revelations, sapevamo tutti che il gioco successivo sarebbe stato una grossa novità. Dopo gli pseudo-sequel di Brotherhood e Revelations, i fan chiedevano a gran voce un cambio di scenario e sono stati accontentati. Per quello che abbiamo visto, si tratta senza dubbio del cambiamento più grande da quando Ezio Auditore è incappato nei segreti di suo padre in ACII. In mezzo alla rivoluzione Il nostro nuovo Assassino si trova nel bel mezzo della Rivoluzione Americana. Una guerra sanguinosa tra le colonie e l’impero britannico in nome della libertà. “Abbiamo scelto la Rivoluzione Americana perché non l’aveva fatto nessuno”, ci spiega il creative director Alex Hutchinson. “Nessun altro gioco l’aveva toccata. Se vuoi usarla per fare uno sparatutto, non funziona perché le armi sono orribili. Parlando di temi universali è però un setting fantastico. Si parla di libertà o morte, controllo contro libertà. Queste sono anche le motivazioni della guerra tra gli Assassini e i Templari. Per noi, l’aspetto interessante è che la Rivoluzione Americana funge da sfondo. Non stiamo combattendo per gli americani. Stiamo uccidendo i Templari”. Ma chi è il nostro Assassino? Sono due anni e mezzo che aspettiamo di vedere il successore di Ezio. Connor, cognome decisamente enigmatico, è un antenato di Desmond ed è figlio dell’amore tra un colono inglese e una nativa americana (o il contrario… non lo sappiamo) ed è vissuto nel XVIII secolo. Connor è membro di una tribù di Mohicani e si trova a prendere parte al ramo occidentale della Fratellanza. “Non volevamo vendetta, ma avevamo bisogno di qualcosa di forte e abbiamo pensato che la violenza perpetrata contro un popolo sia più forte di quella contro il proprio padre”, spiega Hutchinson. “La vediamo come un’ingiustizia e lui combatte le ingiustizie. Aiuta la Rivoluzione perché pensa che sia la cosa giusta da fare”. Agile e veloce, Connor è perfetto per lo stile free-running dell’universo di AC. Ha dovuto indossare l’uniforme classica, ma l’ha personalizzata con attrezzi e accessori letali dell’epoca e della sua cultura. L’arco e il tomahawk sono solo due delle armi a sua disposizione. E state tranquilli: non è Ezio con qualche piuma in testa. “Il nostro scopo era non avere nulla che venisse dai giochi precedenti”, conferma Hutchinson. “Tutte le animazioni del personaggio sono nuove, a pensarci è spaventoso, dato che per esempio Ezio ne aveva 6000 (in ACII)”. Guardarlo mentre si muove in questo mondo aperto è la dimostrazione della voglia di Ubisoft di qualcosa di nuovo. I cespugli si piegano sotto il suo peso quando scatta tra gli alberi e la neve cade dai rami alti quando salta da uno all’altro. La fluidità è sbalorditiva, qualunque sensazione di linearità rimossa, e il free-running una vera liberazione. Lanciato contro una parete rocciosa, Connor si arrampica senza sforzo con uno stile totalmente diverso rispetto a Ezio e Altair. Come uno scalatore, ha uno stile molto più naturale e riesce a trovare appigli anche nella parete più liscia. Raggiunta la vetta, si gode il panorama. È la Frontiera, non è solo lo spazio vuoto tra Boston e New York, ed è immensa. “