Ecco un rompicapo tattico che farebbe impazzire persino Mourinho: come diavolo farà Pro Evolution Soccer a riconquistare le orde di fan che negli ultimi anni sono passate a FIFA? Una consistente ricostruzione delle fondamenta di PES è il primo passo, e Konami lo sa. “Abbiamo bisogno di un motore completamente nuovo”, ha detto Jon Murphy, team leader europeo di PES alla presentazione mondiale della versione 2013 in Brasile. “Avremo molti cambiamenti con la nuova generazione di console”. E mentre sarà poco probabile vedere PES su PlayStation4 entro un paio d’anni, la nostra esperienza pratica con l’ultima versione della serie dimostra che il gigante dormiente di Konami è ancora molto competitivo mentre ci avviciniamo al fischio finale su PS3. Per chi ci ha creduto, questo potrebbe essere veramente l’anno in cui PES crescerà vertiginosamente fino a raggiungere le vette sfolgoranti dell’era PlayStation 2. Quella sensazione di muoversi su binari dello scorso anno? Andata. Adesso i giocatori si muovono in maniera fluida sulla superficie di gioco piegandosi e dribblando con una leggiadria umana. Animazioni preconfezionate? No. Ora sprizza tutt’intorno un’imprevedibile autenticità, coi colpi sugli stinchi, i rimbalzi sul manto erboso e le parabole ad arco proprio come fa una palla e non un siluro. A tutto campo L’impressione complessiva è che alla fine PES sia brillantemente tornato alle sue radici, abbandonando quell’apparenza arcade delle ultime versioni e fornendo un’esperienza più lenta, reattiva e (importantissimo) simile al vero calcio. L’andamento più lento è dovuto a tre migliorie chiave che Konami espone confrontando le scene di PES 2013 alle reali sequenze di gioco del Barcellona: un parallelo significativo, che dimostra quanto il team sia sicuro che il gioco sia di nuovo in forma smagliante. La prima è un comando chiamato PES Full Control, che include una serie di perfezionamenti dei passaggi e dei tiri manuali. In pratica la modalità passaggio assomiglia molto a quella dell’anno scorso (che era già eccellente), sebbene quell’irritante “barra di potenza” color arcobaleno sia stata soppressa, per fortuna. È l’aggiornamento della modalità tiro che ha rivoluzionato le cose, unito al tiro manuale che si risolve con i nostri primi, scarsi tentativi che planano verso la bandierina del corner. Premendo L2 mentre vi preparate a un tiro, calcerete la palla esattamente con l’angolazione che avete impresso allo stick sinistro, non sarete più limitati a decidere se tirare solo a destra o sinistra e sperare di gonfiare la rete. Inoltre potete usare la leva di destra per imprimere un effetto rotatorio alla palla (premere “sinistra” o “destra”), dargli una rotazione all’indietro (premere “avanti”), o fare un pallonetto (premere indietro). Ci vuole un po’ per prenderci la mano, ma alla fine (intorno alla settima partita), siamo un tutt’uno con Ronaldo. Offre un nuovo livello di controllo che si adatta naturalmente al nuovo e più lento andamento del gioco. “Non era possibile avere un gioco veloce e allo stesso tempo questo livello di controllo”, riconosce Murphy. Nuove firme Anche l’intelligenza artificiale Proactive è stata perfezionata ed è un modo piuttosto fantasioso da parte di Konami di dirci che i giocatori non hanno le orecchie foderate di ovatta. Sì, sappiamo che lo diciamo ogni anno, ma stavolta il modo in cui reagisce la squadra sembra veramente più naturale, specialmente quando arriva il momento di effettuare movimenti senza palla. Balzando giù per la fascia con Di Maria, notiamo che Benzema si allontana in un fazzoletto di terra giusto alle spalle della linea dei 20 metri, mentre negli anni passati avrebbe spianato come un bulldozer tutti sulla sua strada verso la porta. Ciò crea lo spazio per un ottimo lancio all’indietro e la macchina da goal francese viene intercettata dal portiere avversario. In difesa le cose sono andate ben oltre, specialmente quando si arriva alla linea difensiva (si può dire che quest’anno ce n’è effettivamente una). I quattro difensori si muovono come un gruppo unito: si coprono a vicenda, riempiono gli spazi, avanzano o arretrano a seconda della linea di porta e del minuto di gioco. Copia conforme Konami inoltre ha versato una manciata di autenticità nella grafica con Player ID: un sistema che replica lo stile della corsa, del tiro e dei passaggi di circa 50 top player. Arjen Robben, per esempio, agita in modo scomposto le braccia come quando sprinta e Kakà danza sul campo con languide falcate. È talmente fatto bene, che riconoscerete veramente i giocatori dalla sola andatura. Maghi della tecnica come Iniesta appaiono con animazioni contestuali fatte solo per muovere la palla: l’asso spagnolo fa roteare il piede sulla palla, tenendola costantemente sotto controllo mentre ne ha il possesso, proprio come nella realtà. Anche le somiglianze dei visi sono spaventosamente accurate, sebbene l’animazione manchi della fisicità e della fluidità del motore FIFA. La nostra reale preoccupazione in questa prima fase è che tutti questi cambiamenti siano volti principalmente a migliorare l’attcco… il tackle si effettua ancora con una doppia pressione di X e serve ancora il triangolo per la scivolata, meccanismi un po’ arcaici che meriterebbero qualche perfezionamento. E poi i portieri sono persino più scarsi del solito, ma si può attribuire al primo stadio dello sviluppo. Nel complesso, PES sembra essere più forte che mai e crediamo che abbia buone possibilità di perlomeno eguagliare FIFA quest’anno. Basterà tuttavia a riconquistare i fan? “Vogliamo solo produrre un gioco”, dice Murphy quando gli chiediamo come PES possa iniziare la sua risalita, “che sia senza il minimo dubbio il miglior gioco di calcio”. Ora tocca a te, EA.