Sette minuti di terrore, col cuore in gola e gli occhi fissi sulle le immagini in arrivo da Marte, cratere di Gale. Poi l’esplosione di gioia nella sala operativa del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, California. Un’ondata di entusiasmo contagioso che ha attraversato l’America da costa a costa fino a New York, dove una folla a stelle e strisce in trepidante attesa ha assistito allo “sbarco” dai maxi schermi di TimesSquare. Sono l’inizio, solo l’inizio di un’avventura straordinaria quei 420 secondi durante i quali il robot Curiosity, ha completato con successo la complessa manovra di atterraggio controllato e ha toccato indenne la superficie del Pianeta Rosso. Una discesa perfetta avvenuta fra le 7,23 e le 7,30 di ieri ora italiana (le 22.30 ora del Pacifico). «Un exploit tecnologico senza precedenti che riempirà il futuro di orgoglio nazionale»,comelo ha salutato il presidente Barack Obama. «Stasera, su Marte, gli Stati Uniti d’America hanno fatto la storia», ha aggiunto il presidente complimentandosi con gli scienziati del Mars Science Laboratory. La missione, del resto, è ambiziosa e degna di un romanzo di Philip Dick, padre della fantascienza e dei viaggi verso le colonie marziane: «Portare un equipaggio umano sul Pianeta Rosso entro la metà del 2030», per usare le parole del capo della Nasa Charlie Bolden. Ecco perché ieri «è iniziata una nuova era»,ha commentatoBolden raggiante. Finanziato con 2,5 miliardi di dollari, il progetto è stato un’autentica sfida dove l’obiettivo era scaricare “morbidamente” su Marte il più grande laboratorio scientifico interplanetario mai realizzato, senza l’ausilio di un controlloda Terra. Il lancio dellasonda è avvenuto nel novembre scorso e proprio ieri, dopo aver percorso 500mila chilometri è avvenuto lo sgancio dell’”aeroshell”, simile in tutto e per tutto una conchiglia aerea, che ha fatto il suo ingresso in atmosfera, ha rallentato la sua corsa grazie a un paracadute e ha poi rilasciato lo Sky Scrane: una sorta di gru che grazie a dei retrorazzi ha percorso gli ultimi venti metri, ha depositato delicatamente Curiosity sul terreno ed è volata via. Insomma «un’evoluzione dei sistemi di atterraggio decisamente impressionante», ha detto il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese, ammirando «l’ingegno dei tecnici statunitensi». Grande più o meno come un pick-up, il “Suv” spaziale ha già spedito sulla Terra una sequenza di immagini: la prima delle quali è quasi un autoscatto. Nelle prossime ore, grazie al passaggio di due sonde, ne arriveranno altre. Poi, una volta uscito dal lato inombradel pianeta, sarà lo stesso Curiosity a inviare immagini e dati. Dati preziosi dal momento che il robot ha il compito di cercare tracce di vita pregressa su Marte. Il luogo scelto per l’atterraggio non è casuale. Il cratere di Gale è il prodotto dell’impatto con un meteorite avvenuto 3 miliardi e mezzo di anni fa: al centro vi sorge il Monte Sharp che nei suoi cinquemila metri racchiude l’intera storia del Pianeta Rosso. L’esplorazione occuperà Curiosity per i prossimidue anni.