E’ nato il 4 luglio e per gli scienziati di tutto il mondo rappresenta la «nuova frontiera», il primopasso verso la fisica del futuro. E’ il «bosone di Higgs», una particella davvero speciale perché conferisce il dono della massa a tutte le cose. Era l’ultimo mattone del quale la fisica contemporanea aveva bisogno per completare le sue teorie, che vanno sotto il nome di Modello Standard. E’ una sorta di catalogo della materia che prevede l’esistenza di tutti gli altri ingredienti fondamentali dell’universo. In pratica, tutti i componenti della materia sarebbero inanimati senza una massa: è il bosone di Higgs a costringerli ad interagire e aggregarsi. Per questo, in una delle descrizioni più celebri, il bosone di Higgs viene paragonato ad un personaggio famoso che entra in una sala pienadi persone attirando a sè gran parte dei presenti. E se i fisici, che aspettavano questo momento da 48 anni, preferiscono chiamarla con il nome dello scienziato inglese che per primo ne ha intuita l’esistenza, per tutto il mondo è «la particella di Dio». Di sicuro, ieri al Cern di Ginevra, il più grande centro di ricerca di fisica nucleare almondodove lavorano centinaia di scienziati e tecnici italiani, per la presentazione del bosone di Higgs, che ha cambiato la simmetria del mondo, sono accorsi premi Nobel e i nomi di eccellenza della fisica globale. In prima fila emozionatissimo Peter Higgs, che in una pubblicazione del 1964 parlò per la prima volta della possibile esistenza di una nuova particella. E’ stato accolto da una standing ovation, e ora seriamente in lizza per il Nobel. Così, dopo settimane di gossip, sono stati presentati i risultati degli esperimenti: dei miliardi e miliardi di «scontri» tra particelle, creati appositamente a velocità prossime a quella della luce nel 2011 e 2012 avvenuti nella più grande macchina scientifica mai costruita, il Large Hadron Collider,LHC,unaciambella del diametro di 20 chilometri che passa dal confine svizzero alla Francia e ritorna a Ginevra. Lì dentro magneti alti un paio di decine di metri hanno guidato con precisione assoluta i fasci di particelle dentro la bocca di rilevatori altrettanto grandi e pesanti. Equello che è venuto fuori è la nuova particella, compatibile con quella che si cerca da cinque decenni, con una massa di 125,3 gev, un’unità di misura che si usa nel mondo dell’infinitamente piccolo, dove un grammo è considerato una montagna. Una particella robusta, 133 volte più massiccia del protone, il cuore di ogni atomo che abbiamo studiato sui libri di scienze insieme al neutrone. Ma il lavoro non è finito. E’ stato Luciano Maiani ex direttore del Cern, tra i protagonisti chehannoportato a realizzare l’accelleratore più grande del mondo a interpretare la sensazione diffusa nella comunità scientifica. «Tutto quello che d’ora in poi riusciremo a sapere sul bosone di Higgs ci indicherà il prossimo passo da fare: questa è la particella del futuro ».